di Ivan Duca
Cresce il malcontento nei confronti dei vertici da parte dei quasi tremila ricercatori del Cnr. Dopo una lunghissima e travagliata attesa di oltre tre anni per l’emanazione dei bandi interni per le progressioni interne ai sensi dell’art.15 del ccnl con decorrenza giuridica al 1 gennaio 2010, il 10 settembre, dopo l’articolo del Foglietto e a pochi giorni dalla scadenza di presentazione delle domande, le migliaia di concorrenti si sono visti comunicare dal direttore Paolo Annunziato che la procedura veniva sospesa.
Successivamente, il 13 settembre, le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil - ormai assurte a portavoce dell’amministrazione – con una nota segnalavano che il cda dell’ente, riunitosi in pari data, aveva deciso di annullare le procedure selettive n. 364.143 e 364.144, dando mandato al presidente di emanarne dei nuovi entro il 20 settembre, sempre secondo la triplice sindacale.
Che le procedure concorsuali così come “ideate” dai vertici del Cnr si esponessero a seri rischi di annullamento, Usi-Ricerca lo aveva da tempo fatto presente a una amministrazione sempre più sorda alle segnalazioni extraconfederali.
Eppure provenivano da un sindacato che in fatto di procedure concorsuali ha sempre dimostrato di saperla lunga. Per chi avesse dei dubbi, è sempre disponibile il Libro bianco sui concorsi ex articolo 64.
Nel corso dei numerosi incontri sull’argomento, sono stati sottolineati i notevoli ritardi accumulati; le modifiche dei criteri di selezione rispetto alle precedenti tornate concorsuali e la conseguente alterazione delle regole del gioco nel corso della competizione, cioè dopo che il tempo per acquisire i titoli necessari era già scaduto.
I vertici del Cnr sono stati più volte invitati ad una attenta riflessione sugli effetti e sulla legittimità di scorrimenti parziali di graduatorie di precedenti selezioni, dove tra l’altro mutavano i criteri di selezione e la platea dei possibili concorrenti.
A tutto ciò, poi si è aggiunta la cervellotica procedura informatica messa a punto dall’ente di piazzale Aldo Moro che, oltre ad adottare un’interfaccia a dir poco complessa per la compilazione delle domande, ha fatto registrare continui “fuori servizio” ed una lentezza operativa che sembrano non avere uguali.
Col risultato che, da una stima effettuata da Usi-Ricerca, mediamente ogni candidato avrebbe dedicato circa 15 giorni di lavoro per la compilazione on line della domanda.
Quanto è costata, in termini di mancata produzione e di ritardi tale arzigogolata e farraginosa gestione informatica?
Il dato certo è che gli effetti di cotanto caos hanno scavato un solco sempre più ampio tra chi oggi dirige il Cnr e le migliaia di ricercatori che vi lavorano.
Nel merito della vicenda, è appena il caso di segnalare che nel corso della riunione del 12 settembre tra Usi-Ricerca e la delegazione Cnr composta dal dg, Paolo Annunziato, e dal delegato del presidente, Giuliano Salberini, era emerso in maniera netta che l’ente avrebbe atteso l’esito del ricorso davanti al Tar, la cui discussione era già stata fissata per il 19 febbraio prossimo, dopo che il medesimo Tar aveva sospeso l’efficacia dei bandi, in quanto non solo negli stessi bandi ma anche successivamente in sede di udienza cautelare, le motivazioni per le quali l’ente aveva fatto scorrere solo parzialmente le graduatorie degli idonei non avevano convinto i giudici amministrativi.
Nel pomeriggio dello stesso 12 settembre, all’esito dell’incontro con i confederali, il Cnr ha cambiato idea, optando per l’annullamento d’ufficio dei bandi e per la emanazione di nuovi che, inevitabilmente, dovranno riportare motivazioni convincenti, diverse quindi da quelle che fino a oggi gli esperti giuridici di piazzale Aldo Moro hanno dato, senza però sortire effetti, se non quello di far ripartire daccapo tutta la procedura.
Se tali motivazioni, viceversa, non saranno, come sembra probabile, convincenti, è facile prevedere un nuovo stop da parte del Tar.