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Sabato, 06 Lug 2024

di Roberto Tomei

Grottaferrata come destinazione di gite fuori porta ha una tradizione ormai risalente, tant’è che già agli inizi del ‘900, come mi raccontava uno dei miei zii, il compianto Conte Giuseppe Bartoli, nell’amena località dei Castelli Romani egli si recava in carrozza, con tanto di domestici al seguito, ai quali era affidato soprattutto il compito di individuare un prato, il più pianeggiante possibile, sul quale distendere, alla maniera di celeberrimi quadri impressionisti, un ampio lenzuolo destinato a ospitare l’occorrente per lauti quanto interminabili pranzetti all’aria aperta.

Certo, si trattava di ricreazioni che non tutti si potevano permettere, ma la scelta di queste scampagnate si rivelò ben presto contagiosa, diffondendosi a macchia d’olio anche tra le classi meno abbienti, al punto da aver ispirato scrittori, giornalisti, registi e sceneggiatori cinematografici.

Chi non ricorda, infatti, le strofe della canzone Nannì, scritta nel 1926 da Franco Silvestri, vero inno dei castellani, interpretata un po’ da tutti i più famosi cantanti della tradizione romana.

Sicuramente, organizzando la scorsa settimana a Grottaferrata quello che è stato ormai ribattezzato come il G20, l’Ingv non intendeva assolutamente rinverdire i fasti di questa tradizione popolare.

In realtà, nella quiete bucolica dell’affascinante Park Hotel “Villa Grazioli”, all’ombra di alberi secolari, il top management, sotto lo sguardo austero del presidente Gresta e del direttore generale Ghilardi, avrebbe discusso di problematiche assai serie, soprattutto intorno al modo migliore di far funzionare un ente di ricerca in forte affanno, dopo che, nel periodo 2004-2010, sotto la gestione di Enzo Boschi, all’esito della valutazione effettuata dall’Anvur, era riuscito a posizionarsi al vertice degli enti pubblici di ricerca.

In ogni caso, rimangono imperscrutabili i motivi di questa migrazione ai Castelli, quando è noto che in via di Vigna Murata tutto si può sostenere meno che manchino strutture adeguate a consentire la più ampia e serena discussione su qualsivoglia tematica, essendo l’Ingv dotato di un Sala Conferenze di tutto rispetto, nonché di una mensa adiacente, dove i G20 si sarebbero potuti rifocillare, magari continuando a discutere inter pocula.

Sia come sia, ormai è fatta, ora occorre saldare il conto che, stando alle indiscrezioni, si appaleserebbe non proprio irrilevante, certamente più salato di quanto sarebbe costato se l’evento si fosse celebrato intra moenia.

La scelta di Gresta e Ghilardi, di tenere la riunione fuori porta, ha indubbiamente rappresentato un segnale di discontinuità rispetto al passato, ma non pare che abbia incontrato l’apprezzamento generale, soprattutto in tempi come quelli che viviamo.

Da parte nostra, ci sentiamo sommessamente di consigliare all’Ingv di fare proprio il monito verdiano: “Tornate all’antico e sarà un progresso”.

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