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Sabato, 06 Lug 2024

di Alex Malaspina

Da dopodomani, Maria Lucia Carone non sarà più direttore generale dell’Istat, per scadenza del suo mandato, iniziato il 26 marzo dello scorso anno e durato diciotto mesi.

La notizia della sua nomina venne data in anteprima dal Foglietto il 21 marzo 2012, alcuni giorni prima della comunicazione ufficiale da parte dell’ente statistico.

Salvo clamorosi colpi di scena, la Carone non parteciperà alla nuova selezione che lo scorso 2 agosto è stata indetta dal presidente facente funzioni dell’Istat, Antonio Golini, con un apposito bando volto a sollecitare e raccogliere dichiarazioni di interesse da parte di soggetti qualificati.

Fonti attendibili riferiscono che per lei sia già pronta la poltrona, attualmente vacante, di direttore generale dell’Ufficio di bilancio presso il ministero dell’Interno, la cui sede - per inciso - dista poche decine di metri da quella dell’Istat di via Cesare Balbo.

Non appare facile fare un bilancio dell’attività svolta dalla Carone all’Istat, anche per l’anomala brevità del suo mandato. Ciononostante, molte sono le problematiche – più volte segnalate dal Foglietto – che forse avrebbe potuto risolvere ma che, invece, restano aperte e saranno ereditate dal suo successore.

Il personale dell’ente, in primis, ancora aspetta l’erogazione dei rimborsi assistenziali 2012, della produttività collettiva e individuale sempre del 2012, per non parlare dei residui relativi addirittura al 2010 e al 2011. Per il 2013, manco a parlarne.

Ma durante i diciotto mesi di permanenza all’Istat della Carone sono stati adottati provvedimenti che hanno fatto molto discutere e, spesso inalberare i destinatari degli stessi.

Se dopo un’ispezione dei Vigili del Fuoco alla sede di via Balbo, all’esito della quale furono rilevate numerose infrazioni in materia di sicurezza, venne disposto il trasferimento forzoso di un centinaio di dipendenti, con la motivazione che i lavori necessari per far fronte ai rilievi dei Vigili del Fuoco sarebbero dovuti iniziare il 5 luglio scorso, la realtà e che a oggi di codesti lavori in pratica non sembra esserci traccia.

Sconcertante, poi, è apparsa l’inerzia alla quale sono stati costretti per mesi alcuni dirigenti che, dopo aver svolto per lustri attività amministrativa, sono stati privati delle loro specifiche mansioni per essere allocati, solo di recente, in una fantomatica rete di coordinamento, tutta da scoprire e da valutare per quanto attiene all’utilità.

Da notare che compiti e mansioni da essi svolti sono stati assegnati a otto dirigenti amministrativi assunti ad hoc, con concorso pubblico, il cui costo è di circa il 50% in più rispetto a quello sostenuto per i sette ex dirigenti interni.

Poco esaltante la situazione di stallo in cui versa il fascicolo della nuova sede dell’ente in quel di Pietralata, il cui terreno, acquistato dall’Istat nel 2007 per circa 13 milioni di euro, è ormai ridotto a una fitta boscaglia.

Sostanziale inerzia anche per i lavori di completamento della sede romana di Viale dell’Oceano Pacifico dove i cantieri della sala convegni e degli archivi ancora risultano fermi e chissà sino a quando.

Anche le problematiche relative alla vigilanza delle sedi, per la quale era stato previsto un sofisticato impianto di allarme antintrusione e di videosorveglianza mai entrato in azione, non hanno fatto registrare l’intervento autorevole della direttrice generale nel corso del suo mandato.

Proprio alla vigilia del suo addio all’Istat è scoppiata un’altra grana che, con ogni probabilità, dovrà essere affrontata da chi succederà alla Carone. Materia del contendere, un’antenna telefonica che dovrebbe esser installata nella sede periferica dell’ente di via Tuscolana, per potenziare il segnale che, a detta di qualcuno, non sarebbe del tutto ottimale.

L’operazione viene contestata, con una petizione, dalla gran parte del personale che da quasi un quarto di secolo opera all’interno dell’immobile, sorto per essere adibito a esposizione e deposito di mobili ma all’interno del quale non è mai stato esposto neppure un comodino, avendo l’Istat preso lo stesso immobile in locazione da subito, per piazzarci parte dei suoi uffici.

La decisione di installare colà un’antenna sarebbe stata presa dall’Istat per soddisfare l’esigenza di un dirigente il cui telefonino pare proprio non ne voglia sapere di captare il segnale. Che questa sia l’incredibile motivazione, sarebbe stato confermato con una mail dall’amministrazione che, alla domanda di chiarimenti posta da Gaetano Sberno, responsabile per la sicurezza per Usi-Ricerca, avrebbe fatto riferimento a “una specifica richiesta”, senza null’altro aggiungere.

Eppure, fa notare Sberno: “Negli ultimi quindici anni nonostante l’avvicendamento di centinaia di colleghi e non pochi Direttori, mai nessuno nella sede di via Tuscolana aveva posto il problema sulla ricezione dei cellulari”.

A questo punto, se così stanno le cose, forse sarebbe il caso di invitare il dirigente a cambiare telefono o gestore, per buona pace di tutti.

Ma, dovendo dare a Cesare quel che è di Cesare, un provvedimento importante la direttrice generale lo ha adottato, proprio qualche giorno fa, rianimando, con  una nuova convenzione con il Provveditorato alle Opere Pubbliche del Lazio, l’appalto milionario per i lavori di  ristrutturazione della sede centrale di via Balbo, bloccato da anni.

Peccato che non sia stata cancellata l’assurdità della secretazione del lavori, formula posta qualche anno fa nella originaria convenzione, come se l’Istat fosse un obiettivo strategico o militare, da salvaguardare ad ogni costo.

In realtà, l’Istat è un normale ente pubblico dove – pur essendo contrattualmente prevista -  non è attiva neppure la videosorveglianza notturna. Senza che nessuno ma proprio nessuno – fatta eccezione del Foglietto – se ne sia mai accorto.

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