di Alex Malaspina
Di recente, la Corte dei conti ha depositato la Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol), per gli esercizi 2009, 2010, 2011.
Il documento, che si compone di 53 pagine, mette in evidenza alcune criticità dell’ente.
Per ciò che riguarda l’assetto degli organi, la Corte sottolinea che l’Istituto è stato in regime di commissariamento dal luglio 2011 sino al 7 gennaio 2013 e che le continue proroghe hanno vanificato la collegialità nelle funzioni di indirizzo, programmazione e decisionali e, infine, di valutazione dei risultati.
Vanno evidenziati – continuano i magistrati contabili - profili di commistione fra soggetto vigilato e soggetto vigilante, per la nomina, nel 2012, a commissario straordinario proprio del Segretario generale del ministero del Lavoro.
Con decreto del Presidente del Consiglio n. 57, adottato in data 6 dicembre 2012, con efficacia dall’8 gennaio 2013, è stato nominato il nuovo presidente, nella persona di Pietro Antonio Varesi, ordinario di Diritto del lavoro presso la Facoltà di Economia dell'Università Cattolica.
Rileva, inoltre, la Corte che non è stato nominato il consiglio di amministrazione, contestualmente alla nomina del presidente e ciò ha comportato un blocco istituzionale, non avendo peraltro il presidente i poteri di commissario straordinario.
L’Isfol, evidenziano i giudici contabili nella Relazione, è coinvolto in alcuni contenziosi, soprattutto in materia di personale, per un valore di causa di circa 8,7 milioni di euro, sia pur a carico dei bilanci 2012 e 2013.
L'Istituto per far fronte a carenze di liquidità, determinate dai tempi di erogazione da parte del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del contributo istituzionale, ha fatto ricorso ad anticipazioni bancarie ed ha attinto al conto fruttifero ove sono depositate le risorse comunitarie dell'Agenzia Leonardo da Vinci.
Nello specifico, nell’ultimo quinquennio, la tardività degli accreditamenti del contributo – precisa la Corte - ha comportato la necessità di ricorrere, dal 2006 al 2012, sia ad anticipazioni bancarie a titolo oneroso, che hanno generato interessi passivi per complessivi € 1.033.223,43, sia all’utilizzo forzoso delle risorse comunitarie, con interessi per € 961.614,56 per un totale di € 1.994.847,99.
La stessa Corte, al riguardo, sottolinea la necessità che l’ente e il ministero vigilante pongano in essere ogni iniziativa utile a ridurre nel tempo l’entità di detta posta negativa.
Dalle conclusioni della Relazione si evince, infine, che, in seguito all’esito finale delle attività ispettive sulle risorse del Fondo Sociale Europeo, il ministero ha autorizzato l’imputazione, per un importo di 1,4 milioni di euro al contributo istituzionale del 2011, delle spese, riconducibili a finalità istituzionali, in linea con la prevista normativa italiana, che non sono state riconosciute ammissibili a valere sulle risorse di Fse.