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Sabato, 06 Lug 2024

di Giuseppe Falzone

Con ogni probabilità, il contributo che Il Foglietto e il sindacato Usi-Ricerca hanno cercato di dare all’Ingv nella stesura del Regolamento di organizzazione e funzionamento (Rof) sembra essere stato preso maggiormente in considerazione dal Miur che dagli organi di vertice dell’ente, vale  a dire: cda, presidente Stefano Gresta e direttore generale, Massimo Ghilardi.

A riprova di quanto sostenuto, si registra l’ennesima richiesta del Miur di modifica del Rof che, stando alle indiscrezioni captate, riguarderebbe il ruolo di “deus ex machina” che, con l’approvazione del nuovo Regolamento di Organizzazione e Funzionamento dell’ente, è stato disegnato per il direttore generale.

Dobbiamo parlare purtroppo di indiscrezioni perché la nostra richiesta sullo specifico argomento, datata 2 settembre, non ha trovato, ad oggi, alcun riscontro e di questo non c’è da stupirsi: è ormai nello stile dell’ente targato Gresta-Ghilardi rispondere con il silenzio alle richieste di chiarimento che pervengono ai più diversi livelli.

Ad essere censurata dal Miur sarebbe stata sia la previsione regolamentare in base alla quale, in caso di inerzia amministrativa, il Dg subentrerebbe al Direttore di Sezione inadempiente, sia l’esercizio del potere di vigilanza sulle azioni di competenza delle Strutture in termini di valutazione dei risultati e del conseguimento degli obiettivi.

Stiamo parlando di strutture che non costituiscono “centri di spesa e non hanno autonomia gestionale”, violando con ciò quanto previsto dall’art. 3 comma 1 dello Statuto, “l’INGV è dotato di autonomia scientifica, amministrativa,  finanziaria e contabile “.

In quest'ottica andavano intese le proposte di modifica al Rof, contenute  nel documento Usi-Ricerca del 24 luglio scorso.

L’obiettivo del sindacato Usi era quello di fornire un contributo sostanziale alla formulazione del nuovo Rof. Purtroppo le osservazioni inviate non sono state prese in considerazione, forse perché ritenute troppo innovative e/o limitative dell’esercizio del potere. Ma ora, forse perché costretti da un organo di vigilanza, quale è appunto il Miur, l’Ingv cerca di correre ai ripari, dando ingresso alle modifiche.

Dovremmo dire; meglio tardi che mai. Ma non lo diciamo.

Per completezza di informazione e per dimostrare la lungimiranza dell’Usi, di seguito riportiamo quello che il sindacato aveva obiettato, per iscritto, sul punto che oggi sarebbe contestato dal Miur:

Da una lettura più o meno approfondita del ROF, anche il dipendente meno smaliziato si rende conto che troppe sono le valutazioni in capo al CdA e al DG finalizzate “alla misura dei risultati dell’Ente e delle sue strutture organizzative”, arrivando, da parte del DG ad esercitare, come previsto  dall’art. 3 comma f), “ il potere sostitutivo nei confronti dei responsabili delle Sezioni in caso di inerzia o ritardo nello svolgimento delle attività gestionali assegnate;” tutto ciò senza uno specifico mandato del CdA .”

Confligge ancora, in termini di vigilanza sulle azioni di competenza delle Strutture, il potere demandato al DG in termini di valutazione dei risultati e del conseguimento degli obbiettivi delle Strutture, che non costituiscono “centri di spesa e non hanno autonomia gestionale”, violando con ciò quanto previsto dall’ art. 3, comma 1 dello Statuto, “l’INGV è dotato di autonomia scientifica, amministrativa, finanziaria e contabile “.

Le censure che sarebbero state mosse dal Miur, dunque, non ci hanno colto di sorpresa e, se confermate, espongono negativamente i componenti del cda, siano essi “nominati” o eletti dal personale.

Da quest’ultimi, dopo tanto disquisire e tante promesse elettorali, sicuramente i lavoratori dell’Ingv si sarebbero aspettati molto di più, sia in termini di contrasto al tentativo in atto di assoggettare il mondo della ricerca alle sterili regole di un’amministrazione, tutta protesa all’applicazione e al rispetto tout court della DLgs 150/2009 (legge Brunetta), sia in termini di trasparenza e di maggior confronto con gli elettori.

Il risultato di un siffatto atteggiamento certo non gioverà a migliorare gli standard di un ente che, seppur per fini istituzionali, è chiamato a svolgere attività di sorveglianza e di monitoraggio dello stato di pericolosità sismica e vulcanica dell’intero territorio nazionale, ma appare, invece, sempre più disposto a fornire i propri servigi alla Protezione Civile, vedendosi costretto, a fronte di una decina di milioni di euro di finanziamento, ad organizzare in maniera, diciamo così, industriale un'attività di ricerca che di industriale poco o nulla dovrebbe avere, con il solo risultato di riproporre puntualmente ogni anno, al personale precario, la minaccia di sospensione del contratto.

Il paventato mancato rinnovo è “allarmante” tanto quanto la sua effettiva sospensione. Entrambe le situazioni denunciano il fallimento dell’attuale politica dell’ente.

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