di Ivan Duca
Non dovrebbe succedere, soprattutto in un ente di grande tradizione, anche giuridica, come il Cnr. Però può capitare, come pare sia capitato ieri a piazzale Aldo Moro, dopo la pubblicazione della delibera, varata dal cda il 23 ottobre scorso, che a far parte di una delle tante commissioni per la valutazione dei candidati a direttore d'Istituto sia stato chiamato addirittura un partecipante alla medesima selezione.
Praticamente, la stessa persona sarebbe commissario e, al contempo, candidato, cioè dovrebbe convincere se stesso della bontà dei titoli che possiede, stabilendone l’esatto valore, comparandoli con quelli degli altri concorrenti. Una prova di imparzialità, diciamolo, che metterebbe a dura prova chiunque. Ma di diverso avviso sembra essere stato il Cnr, dimentico che nessuno è tenuto all’eroismo.
C’è da essere certi che il malcapitato candidato, oltre a essere estraneo alla scelta operata dal Cnr, ne sia anche del tutto all’oscuro. Chi, invece, non avrebbe dovuto essere ignaro è colui che ha proposto al cda il nome del commissario/candidato.
La paradossale quanto reale vicenda si è verificata per il posto di direttore dell'Istituto per l'energetica e le interfasi (Ieni) del Cnr di Padova.
Al punto in cui siamo, non resta che un gesto risolutivo da parte del commissario/candidato, che dovrà optare obtorto collo per l’uno o l’altro ruolo.
In questi casi, dietro l’angolo, c’è però sempre il rischio che qualche giurista creativo – dal quale sin da ora ci teniamo a prendere le distanze - attenendosi alla lettera della legge, che espressamente non esclude che il candidato possa essere anche membro della sua commissione esaminatrice, finisca per considerare del tutto legittimo l’operato del Cnr.