Giornale on-line fondato nel 2004

Sabato, 06 Lug 2024

di Rocco Tritto

Ad horas, c’è da giurarlo, la casella di posta elettronica dei lavoratori dell’Istat verrà raggiunta dal rituale messaggio augurale del presidente, quest’anno facente funzioni, dell’Istituto, subentrato a giugno scorso al presidente pleno jure, Enrico Giovannini, chiamato ad un nuovo e più prestigioso incarico.

Giovannini, per anni, era stato strenuo sostenitore di programmi di benessere che, nelle intenzioni, avrebbero avuto come destinatari anche i lavoratori dell’Istat. Peccato, però, che nessuno, o quasi, abbia potuto toccare con mano i presunti miracolistici risultati di tali programmi, quasi tutti trovandosi, al contrario, a vivere situazioni di reale malessere.

Gravi e inaccettabili, infatti, appaiono le “amnesie” dell’amministrazione nei confronti del personale, le cui buste paga, inchiodate all’anno 2009, sono sempre più povere, divorate dall’inflazione reale e falcidiate da gabelle di ogni sorta, imposte da un governo lontano anni luce dai bisogni dei lavoratori.

Come più volte denunciato da Usi-Ricerca, si è arrivati a dicembre 2013, senza essere stati in grado di assicurare ai propri dipendenti l’erogazione dei rimborsi per le attività assistenziali per l’anno in corso e la destinazione dei residui 2012, che ammontano a 101 mila euro; nonché conguaglio 2011, acconto e conguaglio 2012 e acconto 2013 del fondo produttività collettiva e individuale. E' la dimostrazione  delle inefficienze di un’amministrazione che, soltanto a parole, ha cercato di fare del benessere del suo personale una bandiera che, però, è rimasta a mezz’asta. Per essere ben presto mestamente ammainata.

Del tutto ignorate le situazioni di quanti aspirano a un passaggio di livello, a una progressione economica o a un legittimo cambio di profilo. Inspiegabilmente bloccata anche la procedura per il riconoscimento giuridico per l'avanzamento di fascia per ricercatori e tecnologi, al pari di alcune procedure concorsuali ancorché bandite da quasi due anni.

E’ che dire, poi, della fantascientifica situazione di un gruppo di dipendenti dirigenti tecnologi che, dopo aver esercitato con continuità per oltre un ventennio, di fatto, mansioni di dirigente amministrativo, anziché diventare tali anche di diritto, sono stati sollevati dai loro incarichi, relegati in attività del tutto marginali, con riflessi negativi sulla busta paga e sull’immagine.

I ripetuti e continui solleciti di Usi-Ricerca ai manovratori dell’ente sembrano cadere sistematicamente nel vuoto, forse anche per l’assenza di interlocutori nella pienezza dei loro poteri.

Ad essere facente funzioni, infatti, non è soltanto il presidente ma anche il direttore generale, ovvero i titolari della contrattazione integrativa che, di fatto, è bloccata da molti mesi.

Ne sanno qualcosa anche i rappresentanti del comitato dei precari dell’Istat che, nei giorni scorsi, si sono visto sbattere la porta in faccia dal direttore generale facente funzioni il quale, pretestuosamente, avrebbe stabilito che per avere da lui udienza è necessario essere accompagnati dai sindacati. E perché no, dai genitori?

Si è davvero all’incredibile.

Tutta colpa del caos che regna ai vertici dell’ente? Probabilmente, sì.

Nato nel 1926, prossimo a spegnere le 90 candeline, l’Istat si è scoperto quest’anno un ente pieno di acciacchi. Non è esagerato, anzi, dire che il 2013 è stato un annus horribilis, ancor più di quello precedente.

La crisi, che da tempo serpeggiava, è diventata parossistica agli inizi della primavera scorsa, allorché l'ente viene privato del presidente Giovannini, chiamato, dopo una breve ma intensa parentesi di Saggio del Quirinale, a far parte dell’attuale governo.

Da quel momento in poi l’ente di via Balbo entra in una sorta di emergenza istituzionale. Ancorché denominato delle “larghe intese”, il governo non trova l’intesa per nominare il successore di Giovannini.

L’intoppo sta tutto in una strana norma varata qualche anno prima che, forse al fine di delineare una inverosimile (meglio: ipocrita) figura di presidente super partes, ha fissato ai due terzi delle commissioni affari costituzionali la soglia del consenso necessario perché il designato dal governo possa essere nominato presidente. Poiché i numeri non ci sono, dopo un po’ di tempo dal cilindro di Letta viene fuori quello che, superate le prime incertezze, viene identificato come presidente facente funzioni.

Tuttavia, nemmeno fa in tempo a  ritrovare il presidente, anche se solo facente funzioni, che l’Istat perde a settembre il direttore generale. Anche in questo caso, pur trattandosi di un incarico non proprio disprezzabile, si fa fatica a trovare un sostituto. Ma la strada è ormai segnata e la soluzione viene trovata nominando un altro facente funzioni, forse sul presupposto che tra facenti funzioni ci si possa intendere meglio.

Proprio mentre tra il personale, sempre più rassegnato, comincia a radicarsi il convincimento che il governo si sia dimenticato dell’Istat, che pure ha continuato imperterrito, anche se con qualche seria polemica [1, 2 e 3], a sfornare i suoi dati, il ministro vigilante, D’Alia, smentendo le più nere previsioni, finalmente esterna, una volta per tutte, il nome del suo candidato, Pier Carlo Padoan, fino a quel momento, ma non per Il Foglietto, solo in pectore.

Ora, mentre a via Balbo si lavora come sempre per non far mancare al paese l’informazione statistica ufficiale, sembra si stiano svolgendo frenetiche trattative tra i gruppi parlamentari per arrivare a nominare questo benedetto presidente super partes.

Per mettercela, il governo ce l’ha messa e ce la sta mettendo tutta, ma con effetti catastrofici. Come è accaduto qualche mese fa quando, per delineare una figura di presidente di spessore “internazionale”, si è fatto prendere la mano e, con un paio di modifiche e integrazioni al decreto legislativo n. 322/89, ha creato seri problemi all’attività non solo dell’Istat ma dell’intero Sistema statistico nazionale.

Forse anche per farsi perdonare una svista così clamorosa, tuttora irrisolta, qualche settimana dopo il ministro vigilante ha voluto manifestare tutta la sua “vicinanza” all’Istat, dichiarando alla stampa di aver ordinato la riapertura dei termini per il concorso a direttore generale: un’iniziativa del tutto arbitraria, in quanto estranea alle sue prerogative.

Noi l’abbiamo sottolineato, ma, con tutto quello che succede in giro, nessuno sembra averci fatto caso.

Peggio di così le vicende istituzionali dell’Istat non potrebbero andare.

Per fare di meglio ci vorrebbe proprio molto poco, anche se è bene non farsi troppe illusioni.

empty alt

Il mare ci avverte, anzi ci chiama, ascoltiamolo

Il mare ci avverte, anzi ci chiama. Lo fa da almeno mezzo secolo: saremo capaci di ascoltare i...
empty alt

All’ombra del Re dollaro crescono piccole valute

La notizia dell’ultimo aggiornamento che il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha dedicato...
empty alt

Tolve, bellezza lucana che affonda le sue radici nel terzo millennio a.C.

San Rocco è il Santo più venerato nel mondo cattolico. Nei miei viaggi per i borghi lucani la sua...
empty alt

In Adriatico sono tornate le mucillagini

In Adriatico sono tornate le mucillagini la cui composizione potei analizzare, tra primi, nel...
empty alt

Illegittimo affidare il controllo della prestazione lavorativa a un investigatore

Con ordinanza n. 17004/24, pubblicata il 20 giugno 2024, la Corte di cassazione - sezione Lavoro – ha...
empty alt

Dall’Antitrust cartellino rosso alla Figc

Dopo l'inattesa eliminazione della nazionale italiana di calcio dagli Europei, una nuova tegola si è...

Ti piace l'informazione del Foglietto?

Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!

SOSTIENICI
Back To Top