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Sabato, 06 Lug 2024

di Roberto Tomei

Dovrà ricredersi chi pensava che, con la chiamata in mobilità di un tecnologo del Cnr, l’Ingv avesse chiuso definitivamente la partita dell’assunzione di un coordinatore per il proprio ufficio della comunicazione.

La vicenda, di cui si è occupato Il Foglietto del 28 maggio, 14 ottobre e 19 novembre 2013, iniziata con la pubblicazione di un bando di selezione lo scorso 2 maggio e conclusasi l’8 ottobre con un decreto del direttore generale dell’ente, Massimo Ghilardi – nel cui dispositivo leggevasi: "Si da (senza accento, ma non è l’unica volta, ndr) atto che … nessun candidato ... è risultato vincitore" – è finita in tribunale.

A adire l’organo di giustizia amministrativa nei giorni scorsi è stato un candidato – giornalista professionista e docente universitario – che, al pari di tutti gli altri, era stato sonoramente bocciato dalla commissione esaminatrice, presieduta dallo stesso Ghilardi.

Il ricorso, di circa venti pagine, oltre a censurare in più punti l’operato della commissione, contesta anche l’attribuzione dell’incarico oggetto del concorso al tecnologo del Cnr, chiamato in mobilità in via Vigna Murata, e che dal 1° gennaio è stato inopinatamente nominato anche capo ufficio stampa dell’ente, subentrando a chi aveva ricoperto tale incarico fino a quel momento.

Per come viene ricostruita dal ricorso, nel suo dipanarsi l’intera vicenda concorsuale sembra presentare aspetti a dir poco grotteschi.

In particolare, al termine della prima seduta, tenutasi il 2 luglio 2013, la commissione Ghilardi, avendo verificato che “nessun candidato è in possesso di tutti i requisiti …”, anziché – bando alla mano – escludere tutti i candidati, decideva inspiegabilmente di procedere oltre, passando all’esame dei curriculum e al successivo colloquio.

Sempre secondo il ricorrente, anche la valutazione dei “titoli di studio” non si sarebbe svolta nella maniera più rigorosa, vista l’attribuzione al medesimo di punti 0 (dicasi: zero), laddove viceversa – sempre bando alla mano e aritmetica permettendo – allo stesso andava riconosciuto un punteggio non proprio così mortificante.

Anche per gli altri titoli, la commissione avrebbe commesso quantomeno marchiani errori, in disparte la censura sulla mancata previsione della valutazione del titolo di giornalista professionista, che è proprio la figura di cui l’ente sembrava bisognoso.

Ma non è finita qui.

Anche la prova del colloquio, vertente su “attività e/o esperienze professionali” dei candidati, si è risolta in un vero e proprio “massacro” degli undici aspiranti coordinatori della comunicazione, nessuno, ma proprio nessuno dei quali è stato giudicato all’altezza di traguardare il punteggio minimo fissato dal bando in 42/60. Come dire – si stenta a crederlo – che tutti si sarebbero rivelati incapaci di illustrare, almeno a sufficienza, all’attenta commissione la propria storia professionale.

A questo punto, si resta in attesa che la giustizia, per ora solo quella amministrativa, faccia il suo corso.

Rebus sic stantibus, pare davvero che la disponibilità del tecnologo del Cnr a trasferirsi in mobilità all’Ingv, proprio all’indomani della clamorosa catastrofe concorsuale, sia stata quasi una benedizione del Cielo (un Signum, per intenderci), venuta proprio quando tutto sembrava perso, con irreparabile nocumento per l’insostituibile ruolo svolto nel Paese dall’ente, presieduto da Stefano Gresta.

Per crucem ad lucem!

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