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Sabato, 06 Lug 2024

di Ivan Duca

Con le ordinanze del 28 agosto scorso, nn. 3391 e 3399, il Tar del Lazio, nel sospendere l’efficacia dei bandi di concorso Cnr 364.144 e 364.143, rispettivamente per la progressione di 117 unità di personale dal III al II livello del profilo di primo ricercatore e di 80 unità dal II al I livello di dirigente di ricerca, era stato fin troppo chiaro nell’affermare che “il ricorso appare assistito, ai sensi dell’art. 55 c.p.a., da sufficienti profili di fondatezza con particolare riferimento al difetto di motivazione dedotto in relazione ai principi di cui alla pronuncia dell’Adunanza Plenaria n. 14/2011, dato che l’Amministrazione non ha congruamente indicato nel provvedimento impugnato le ragioni per cui, in presenza di una graduatoria efficace cui ancora riteneva di attingere, ha comunque bandito un nuovo concorso”.

L’ente presieduto da Lugi Nicolais, diretto da Paolo Annunziato e con Giuliano Salberini a capo dell'ufficio giuridico, decideva, sorretto da alcune irriducibili sigle sindacali, di annullare i suddetti bandi ma anziché procedere allo scorrimento della graduatorie degli idonei, decideva di riscriverli, pubblicandoli lo scorso 2 ottobre (n. 364.172 e 364.173) e fissando per il 31 dello stesso mese il termine per la presentazione delle domande.

Subito dopo tale ardita decisione, immediatamente bocciata dal Foglietto con articoli del 10, 17 settembre e 7 ottobre e da Usi-Ricerca, unico sindacato a non aver sostenuto l’ente in questa sua spericolata avventura, si sono verificati due episodi, che meritano di essere rammentati.

Il primo, ormai noto a tutti, è stato quello del clamoroso flop della procedura informatica [1, 2, 3] messa a punto, si fa per dire, per la presentazione on line delle domande di partecipazione ai predetti concorsi e dei relativi titoli; il secondo, forse meno noto, è stata la riproposizione da parte di due gruppi di ricercatori di altrettanti ricorsi al Tar, miranti ad ottenere l’annullamento anche dei nuovi bandi, previa sospensiva dei medesimi.

Ebbene, con ordinanze nn. 129 e 130, depositate nella giornata di ieri, 13 gennaio, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio (Pres. Bianchi, Est. Bongiovanni) ha nuovamente dato ragione ai ricorrenti, sospendendo l’efficacia anche dei nuovi bandi, con la seguente motivazione: ”Considerato, ad un sommario esame, che il ricorso appare assistito da sufficienti profili di fondatezza con particolare riferimento al difetto di motivazione dedotto in relazione ai principi di cui alla pronuncia dell’Adunanza Plenaria n. 14/2011, dato che l’Amministrazione non ha congruamente indicato nel provvedimento impugnato le ragioni per cui, in presenza di una graduatoria efficace per identico profilo funzionale, ha comunque bandito un nuovo concorso, posto che, in particolare, l’invocato art. 15 del CCNL non sembra potersi considerare alla stregua di una previsione di rango legislativo che imporrebbe l’indizione del concorso”.

Al contempo, il Tar ha fissato l’esame del ricorso nel merito per il 2 luglio 2014.

Si tratta di una nuova clamorosa sconfitta per i vertici del Cnr e per gli strenui sostenitori della procedura, questa volta aggravata dalla reiterazione dei bandi, che nulla, ma proprio nulla – come da noi subito rilevato - aggiungevano a quelli già sospesi dal Tar il 28 agosto, nonostante i sindacati confederali, con un comunicato del 13 settembre 2013, avessero parlato di "adeguate motivazioni" che lo stesso Cnr avrebbe inserito nei nuovi bandi.

Staremo ora a vedere se finalmente i soloni di piazzale Aldo Moro, dopo essere finiti al tappeto per la seconda volta, avranno capito la lezione e se si decideranno, senza ulteriori indugi, a procedere allo scorrimento della graduatorie degli idonei, visto che la giurisprudenza è ormai pacifica, come emerge anche dall’ultima pronuncia in ordine di tempo del Consiglio di Stato, alla quale, ad abundantiam, Il Foglietto dedica oggi un articolo di commento.

Una cosa è sicura: i vertici del Cnr in questa vicenda, fino a ora, si sono mostrati più cocciuti di San Tommaso, che se non vedeva non credeva.

Che dire? Errare humanum, perseverare diabolicum.

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