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Sabato, 06 Lug 2024

di Flavia Scotti

Non tutti sanno che tra i più antichi Acquari esistenti c’è senza dubbio quello sito nella Villa comunale di Napoli, nell’edificio riconosciuto come la sede della Stazione Zoologica Dohrn.

Guardando le foto di un secolo fa, è possibile, oggi, riconoscere lo stesso allestimento delle vasche e del percorso destinato ai visitatori d’inizio secolo scorso, ma la visita odierna ci riserva interessanti sorprese e qualche preoccupazione di non poco conto.

L’ingresso ci introduce sulla sinistra ad una serie di lastre di vetro, inserite in una cornice di travi di acciaio, messe a protezione degli antichi vetri. Oltre alle vasche regolarmente in funzione, ve ne sono altre non utilizzate, mentre il soffitto è imprigionato in alcune sue parti da una rete che, si presume, abbia lo scopo di impedire la possibile caduta di intonaci e parti di pareti. Insomma, una condizione, quella dell’antico Acquario del capoluogo campano, che sembra lasciare alquanto a desiderare.

Ma non meno preoccupante è stata la notizia di qualche giorno addietro su quello che potrebbe essere il nuovo Acquario pubblico di Napoli, sul quale esisterebbe un concreto interesse della stessa Stazione Zoologica Dohrn a prendere parte alla sua gestione.

Stiamo parlando del cosiddetto edificio dei “sei bicchieri” (per la particolare conformazione dell'ex impianto) insieme a quello dei “tre bicchieri” sito nell’area della ex acciaieria di Bagnoli, usato dall’Ilva per il raffreddamento delle acque utilizzate nella lavorazione dell’acciaio.

La ristrutturazione di questi curiosi palazzi iniziò nel 2007 mentre i lavori terminarono nel 2011, con una spesa  di circa 12 milioni di euro, parzialmente finanziati dalla Regione Campania con i fondi Por 2000/2006 e 2007/2013.

L’edificio dei “sei bicchieri”, provvisto all’ingresso di un dipinto del noto pittore Gianni Pisani, è ricco di vasche da acquario di varie dimensioni ad uso espositivo (vasca tunnel del primo piano) e scientifico-didattico, tra le quali, quelle destinate alla riabilitazione delle famose tartarughe marine. Purtroppo, qualche giorno, fa questo meraviglioso spazio destinato agli organismi marini è stato oggetto di gravi atti vandalici.

Sulla sconcertante vicenda, Omero Ambrogi, presidente di Bagnolifutura spa (Società posseduta da Comune di Napoli, Provincia e Regione, con la finalità di trasformare l’ex area industriale di Bagnoli) ha dichiarato alla stampa che ignoti, nottetempo, hanno portato via tutto l’impianto elettrico, dopo aver devastato le pareti e rubato i radiatori dell’impianto di climatizzazione con i cavi elettrici e gli avvolgimenti dei motori elettrici. La valutazione dei danni è stata quantificata in tre milioni e mezzo di euro.

L’ex ministro alla coesione territoriale Fabrizio Barca, circa un anno fa in visita a queste strutture, dichiarò ai media che trattasi di “opera improduttiva”.

L’interruzione, allora, dei fondi regionali, ha impedito la costruzione di una strada per accedere agli edifici. Se l’opera fosse stata realizzata, con ogni probabilità sarebbe stata risolta soprattutto la situazione precaria nella quale si trova il Turtle Point, meglio noto come ospedale delle tartarughe, gestito dalla Dohrn, nella stessa area della Bagnolifutura, ma provvisto di ambienti poco consoni all’attività per la quale è stato costituito.

La famosa Città della Scienza, data dolosamente alle fiamme lo scorso il 5 marzo 2013, non è poi così lontana dal nuovo Acquario devastato, dal quale dista  solo metri di distanza in linea d’aria. Questa triste favola di Acquari nuovi ed antichi la facciamo terminare con una ovvia domanda:  le tartarughe marine potrebbero ritornare in un edificio storico il cui Acquario non è nelle migliori condizioni? Esistono spazi adeguati per accogliere questi meravigliosi animali marini nella Stazione Zoologica?

Una domanda doverosa per noi e per quanti hanno a cuore le sorti dell’Acquario e del Turtle Point. Un altro problema per il nuovo presidente della Stazione Zoologica Roberto Danovaro.

Nel silenzio assoluto della politica locale.

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