di Rocco Tritto
Mai come in questi ultimi anni la normativa che disciplina la statistica ufficiale nel nostro paese è stata oggetto di così tanti interventi manutentivi spiccioli che, come spesso avviene, si sono dimostrati peggiori del danno che volevano riparare.
Certe volte, addirittura, tali interventi sono riusciti a cagionare per proprio conto danni aggiuntivi.
E’ il caso dell’ultimo rammendo, effettuato con il decreto-legge n. 101/2013, convertito in legge n. 125/2013, il cui art. 8 bis ha cancellato la disposizione che garantiva all’Istat la possibilità di trattare i dati sensibili, eliminando altresì un altro periodo del primo comma dell’art. 7 del medesimo d.lgs., lasciando inspiegabilmente in vita il successivo periodo, indissolubilmente legato al precedente e che ora risulta privo di significato.
A distanza di alcuni mesi da quello che è apparso un intervento legislativo del tutto insensato, non si segnalano iniziative per porvi rimedio, nonostante il grido di dolore che si è levato da tanta parte degli statistici, tra i quali ormai sembra aver preso il sopravvento la più mesta rassegnazione, con tutte le conseguenze del caso che, in concreto, si sostanziano nella paralisi dell’attività dell’Istat, sotto il profilo della tutela dei dati sensibili.
Il diritto-dovere di intervenire spetta allo stesso ministero che ha cagionato l’amputazione del precedente dettato normativo, ovvero al dicastero della Funzione Pubblica, nella sua qualità di vigilante sull’Istat, e di cui è titolare l’on. Gianpiero D’Alìa.
Quest’ultimo, viceversa, anziché colmare l’incredibile falla apertasi nel campo della raccolta dei dati statistici, si è inopinatamente concentrato su una “materia” del tutto estranea alle sue attribuzioni che, ripetiamo, sono limitate alla vigilanza sull’attività dell’ente di via Balbo.
E’ accaduto, infatti, che per sua stessa ammissione, D’Alìa è intervenuto per disporre la proroga del termine per la presentazione delle candidature a direttore generale dell’Istat.
Tale indebita invasione, che sarebbe stata incredibilmente motivata dalla finalità di “ampliare la rosa dei partecipanti”, non è sfuggita al Movimento 5 Stelle che, sulla questione, nei giorni scorsi ha presentato un atto di sindacato ispettivo sottoscritto da 15 senatori (primo firmatario, Nicola Morra), chiedendo al presidente del consiglio dei ministri se l'iniziativa assunta dal ministro vigilante, di disporre la proroga di cui sopra, ”rientri tra i suoi compiti istituzionali e non si appalesi, invece, come una gravissima ingerenza nella gestione dell’ente da parte di un organo politico, al quale spettano ex lege esclusivamente compiti di vigilanza”.