Giornale on-line fondato nel 2004

Sabato, 06 Lug 2024

di Rocco Tritto

Nei quasi novant’anni di vita dell'Istat, tutto si può dire, tranne che l'ente, dal punto di vista degli emolumenti riconosciuti agli organi di vertice, abbia fatto la parte del leone, essendo difficile trovare organismi pubblici il cui presidente guadagnasse meno di quello dell’Istituto di via Balbo.

Solo in questi ultimi anni la situazione è radicalmente mutata, da quando cioè Tremonti, ministro dell’Economia, decise, nel 2009, di aprire i cordoni della borsa, riconoscendo al neo presidente Enrico Giovannini (tecnico destinato a grande avvenire, prima come saggio quirinalizio e, successivamente, come ministro del lavoro) la non disprezzabile indennità di trecentomila euro l’anno, poi ridotti a duecentosettantamila. Il che, per le casse dello Stato, ha significato, né più né meno, sborsare in un solo anno poco meno di quanto prima bastava per ben quattro anni.

I romani dicevano: Ubi commoda ibi et incommoda. Per Tremonti, evidentemente, deve aver valso la reciproca: Ubi incommoda ibi et commoda. Insomma, trattandosi di un impegno assai faticoso, si è ritenuto giusto che fosse ultra remunerato.

E’ ovvio, sicché è appena il caso di ricordarlo, che non è la vile moneta che può solleticare uno studioso (per diventare presidente occorre essere professore ordinario) a “scalare” la vetta della statistica. Un percorso, come dimostra la storia recente, ormai sempre più accidentato; viceversa, è da ritenere che a giocare un ruolo decisivo siano il prestigio dell’incarico e la consapevolezza dell’utilità che, nel ricoprirlo degnamente, si può arrecare all’intera collettività.

Non è un caso che, ancor prima del clamoroso “rinnovo contrattuale” siglato da Tremonti, tutti gli ultimi presidenti, vale a dire Rey, Zuliani e Biggeri, non si siano tirati indietro quando è stata loro prospettata la conferma nell’incarico.

Non essendo stata resa nota, nulla sappiamo circa l’indennità corrisposta all’attuale presidente facente funzioni, Antonio Golini. Ma c’è chi si spinge addirittura a sostenere che, dopo aver dedicato una vita alla statistica, egli stia ricoprendo l’incarico gratis et amore dei. Del che, se sarà vero, gli sarà reso merito.

Sta di fatto che persino Pier Carlo Padoan non ha resistito a fare solo il presidente in pectore e, come ricordato la scorsa settimana, ci ha tenuto a dichiararsi presidente dell’Istat, salvo poi correggersi in seguito alle critiche di un deputato del Movimento 5 Stelle. Insomma, Padoan, che pure si è consolato col ministero dell’Economia, all’Istat non è mai arrivato ma gli sarebbe piaciuto approdarvi.

Ancora più singolare la vicenda dell’ex presidente Giovannini che, tornato all’Università di Tor Vergata, dopo i prestigiosi incarichi ricoperti in quest’ultimo anno, continua ancora a indicare sul sito dell’Ateneo come recapito telefonico e indirizzo di posta elettronica quelli di quando era presidente dell’Istat. Esperienza conclusasi, con le dimissioni, quasi un anno fa. A differenza di Padoan, che a via Balbo non è mai arrivato, Giovannini è come se non se ne fosse mai andato.

Eppure, tra chi non viene e chi non va, resta il fatto - paradosso tutto italiano - che il “soglio statistico”, ancorché non vacante, attende ancora di essere ricoperto da un presidente pleno jure.

C’è così, all’interno dell’ente, chi giura - dando corpo a stravaganti voci, diffusesi all’indomani dell’insediamento dell’attuale presidente f.f., secondo cui Golini sarebbe rimasto in via Balbo fino al ritorno di Giovannini - che si stia profilando, ma forse è già all’opera, una sorta di partito pro Giovannini, che mirerebbe appunto, non si sa attraverso quale improbabile percorso, proprio a far tornare subito sullo scranno più alto dell’Istat l’ex ministro del Lavoro.

Se ne dicono tante ma, legge alla mano (n. 215 del 2004), anche i sassi sanno che Giovannini non può tornare all’Istat né assumere incarichi in altri enti pubblici, se non trascorso un anno dalla fine dell’esperienza governativa.

Dovrebbe, perciò, essere lo stesso Giovannini a non avallare, qualora si concretizzassero, ardite interpretazioni pro domo sua da parte di improbabili giurisperiti della stringente normativa vigente, varata proprio per contenere il tutt’altro che esemplare e sempre biasimato andirivieni, senza soluzione di continuità, tra ruoli di governo e incarichi negli enti pubblici.

Al suo livello, la sensibilità istituzionale non può fargli difetto. In ogni caso, a tornare all’Istat ora, prima che sia decorso l’”anno sabbatico” imposto senza ombra di dubbio dalla legge, non ci farebbe una bella figura ed esporrebbe inevitabilmente il governo a critiche feroci.

empty alt

Il mare ci avverte, anzi ci chiama, ascoltiamolo

Il mare ci avverte, anzi ci chiama. Lo fa da almeno mezzo secolo: saremo capaci di ascoltare i...
empty alt

All’ombra del Re dollaro crescono piccole valute

La notizia dell’ultimo aggiornamento che il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha dedicato...
empty alt

Tolve, bellezza lucana che affonda le sue radici nel terzo millennio a.C.

San Rocco è il Santo più venerato nel mondo cattolico. Nei miei viaggi per i borghi lucani la sua...
empty alt

In Adriatico sono tornate le mucillagini

In Adriatico sono tornate le mucillagini la cui composizione potei analizzare, tra primi, nel...
empty alt

Illegittimo affidare il controllo della prestazione lavorativa a un investigatore

Con ordinanza n. 17004/24, pubblicata il 20 giugno 2024, la Corte di cassazione - sezione Lavoro – ha...
empty alt

Dall’Antitrust cartellino rosso alla Figc

Dopo l'inattesa eliminazione della nazionale italiana di calcio dagli Europei, una nuova tegola si è...

Ti piace l'informazione del Foglietto?

Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!

SOSTIENICI
Back To Top