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Sabato, 06 Lug 2024

Tempi di riforma della pubblica amministrazione, stando ai recenti annunci del premier Renzi. Non si sa per quanto tempo ancora resteranno in vita gli attuali enti di ricerca.

Il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Luigi Nicolais, rassicura le truppe: la riorganizzazione annunciata da Renzi non interesserà il Cnr.

Sarebbe questa, secondo molti, la vera tragedia e l'ennesima occasione mancata. Il Paese, infatti, non può più permettersi un ente elefantiaco, con un’amministrazione centrale scarsamente efficiente. Talmente burocratizzata che, anziché agevolare, sembra ostacolare la laboriosità della rete scientifica.

E’ convinzione tra tanti addetti ai lavori che vadano cambiati la struttura, l'impianto normativo e gli uomini che li gestiscono. Se ciò non avverrà, quella che dovrebbe essere la Ferrari della ricerca italiana continuerà ad essere ingolfata e arrancante, anche con il pieno dei finanziamenti.

Per dare concretezza a questo sentimento assai diffuso all’interno dell’ente, che intercetta finanziamenti annui per circa un miliardo di euro, c'è bisogno per l'opinione pubblica del caso esemplare. Nel vasto campionario offerto dal Cnr contemporaneo, primeggia - perché il più spettacolare e il più attuale, anche alla luce degli sviluppi recenti - il caso della Fondazione Toscana Gabriele Monasterio (FTGM) di Pisa.

Alla sua costituzione, nel 2006, doveva essere, ma non è mai stata, una azienda sanitaria ospedaliero-Cnr; adesso fini legislatori (che già avevano dato grande prova di sé con la versione originale) pensano di raddrizzare il "legno storto normativo" (definizione coniata da un ex presidente del Cnr), trasformandola in azienda ospedaliero-universitaria, con la Scuola Superiore Sant'Anna.

Le radici di questa pianta riflettono i mali endemici del nostro Paese: gerontocrazia immarcescibile, cattiva politica, disinvoltura nell'esercizio del potere di nomina, mortificazione del merito. I frutti malati di una pianta con queste radici sono quelli che si è costretti a ingurgitare ogni giorno come cittadini e come ricercatori: perdita drammatica di competitività di sistema, mortificazione di altissime professionalità, spreco immenso di risorse pubbliche, mantenimento di esose rendite di posizione.

Spiegata la cornice culturale e antropologica, saranno i fatti a parlare. A puntate, settimana dopo settimana, verranno ricostruite le tappe principali di una vicenda di cui Usi-Ricerca si è occupato per primo (e solitariamente) sei anni fa e alla quale Il Foglietto ha dedicato fino a oggi complessivamente 28 articoli. Vicenda su cui si sono pronunciati con rilievi critici in questi anni il Ministero dell'Economia e Finanze, il Miur, la Corte dei Conti, la Commissione Salute della Regione Toscana, la Corte Costituzionale.

Saranno messi in fila i fatti, illustrati i comportamenti antichi e recenti dell'ente (e della Regione Toscana, ente cofondatore), verrà data voce alle testimonianze (se ci saranno) del personale, e definito il ruolo avuto, attraverso atti concreti, da presidenti, componenti del cda, ministri, ex-ministri, governatori, direttori generali e direttori di istituto dell'ente.

Sarà bene che questa piccola, ma assai istruttiva, telenovela della ricerca italiana la legga qualche “riformatore” di recente conio oppure, ancora una volta, qualche pentastellato, attento alle tristi vicende della ricerca, perché non si tratta del solito caso di poco commendevole gestione della cosa pubblica ma della spia di una malattia che tutto mangia, corrode e distrugge, dal di dentro, nel sistema-Paese. (1 - continua)

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