In un nostro articolo della scorsa settimana avevamo scritto, tra l'altro, che “si segnalano grandi manovre tra Palazzo Vidoni, Palazzo Chigi e Montecitorio, per individuare tra gli aspiranti alla prestigiosa carica di presidente dell’ente statistico (Istat, ndr) il candidato in grado di ottenere il gradimento da parte dei due terzi dei componenti delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato”.
A distanza di sette giorni, siamo in grado non solo di confermare l’indiscrezione ma di aggiungere, in esclusiva, anche nuovi particolari.
Innanzitutto, l’elenco degli originari 40 aspiranti allo scranno più alto dell’ente di via Balbo, ormai da un anno orfano di un presidente pleno jure, è stato oggetto di una poderosa sforbiciata, all’esito della valutazione del curriculum e di una sintetica descrizione delle linee programmatiche sull'espletamento del mandato presentati dai singoli candidati, con la conseguenza che il folto gruppo si è ridotto a una pattuglia di una decina di nomi: 5 in quota rosa e più o meno altrettanti in quota azzurra, nel rispetto della par condicio di genere, molto a cuore al premier Renzi.
Nel primo gruppo, fonti confidenziali, segnalano per certa la presenza di Elisabetta Carfagna, Daniela Cocchi, Viviana Egidi (già direttore di dipartimento dell’Istat), Giorgia Giovannetti e Fiorella Kostoris (già presidente dell’Isae). Nel gruppo di genere maschile, vengono dati per sicuri i nomi di Giorgio Alleva, Enrico Giovannini (ex presidente dell'Istat), Luigi Paganetto (attuale membro del cda dell'Istat), Antonio Schizzerotto e Maurizio Vichi. Ma, ovviamente, non si escludono ripescaggi.
Ma il problema resta sempre il quorum richiesto dalla legge per ottenere disco verde dalle competenti commissioni parlamentari.
Per superare il difficilissimo scoglio, si segnalano, da un lato, contatti diretti con i gruppi parlamentari da parte di alcuni dei dieci “sopravvissuti” alla sforbiciata e, dall’altro, una iniziativa della Madia volta a verificare il livello di gradimento sui singoli nomi da parte dei medesimi gruppi.
Insomma, prima di designare il nuovo presidente dell’Istat, Renzi e Madia vorrebbero essere certi che subito dopo non venga “impallinato” in commissione.
Ripetere la votazione, come era avvenuto per Padoan, quando – dopo la bocciatura al Senato – la presidente della Commissione affari costituzionali, Anna Finocchiaro, invocò un inesistente errore procedurale, sarebbe davvero imperdonabile.