Il messaggio, che il personale della Stazione Zoologica Anton Dohrn si è visto recapitare qualche giorno fa, non si presta ad equivoci: l’8 e il 9 luglio prossimi, tutti dovranno abbandonare i loro uffici, molti dei quali con affaccio sul Golfo di Napoli, per trasferirsi sull’Isola di Ischia, dove il presidente Danovaro li ha convocati per un Retreat che, in italiano, significa anche ritiro, ma che in questo caso starebbe per convegno interno.
Al Retreat, leggesi nell'invito, “è prevista la partecipazione di tutto il personale della Stazione Zoologica e del personale laureato coinvolto nelle attività di ricerca in particolare: ricercatori e tecnologi, personale tecnico-amministrativo, dottorandi ed assegnisti di ricerca”.
Nella due giorni ischitana, sono in programma una riunione del consiglio di amministrazione ed un Workshop interno, per presentare ai membri del Consiglio scientifico (che sull’Isola soggiorneranno per tre giorni) in modo completo ed articolato tutte le attività scientifiche ed i programmi di ricerca della Stazione Zoologica, inclusa l’attività di formazione dei giovani ricercatori dell’ente (dottorandi ed assegnisti).
L’iniziativa di Danovaro non è una novità ma è una sorta di evento la cui istituzione sembra risalire alla presidenza Di Lauro, che organizzò il Retreat sia nel 2009 (a Vico Equense) che nel 2010 (a Ischia).
Danovaro, dunque, pur nella preannunciata politica di rinnovamento dell’ente, avrà inteso manifestare un segno di continuità con il passato, forse in ossequio al noto motto latino Quieta non movere.
C’è da dire che quella dei ritiri, oggi Retreat in omaggio a una diffusa anglofonia, è una moda che si va consolidando in questi ultimi anni, in barba a qualsivoglia spending review.
L’anno scorso è stata la volta dell’Ingv, i cui vertici, ma non tutto il personale, si ritirarono in quel di Grottaferrata, in un prestigioso Hotel, per cercare di fare squadra o spogliatoio che dir si voglia. Purtroppo, ma è solo un dettaglio, non sono stati mai resi noti i benefici partoriti dalla concione settembrina, fuori dal Gra, dei luminari della vulcanologia e della geofisica ufficiale. Certo, come si dice, “settembre andiamo è tempo di migrare” e poi a Roma faceva caldo, sicché era naturale pensare che si riflettesse meglio al fresco dei Castelli Romani.
La scelta ischitana della Stazione Zoologica, invece, appare, quantomeno dal punto di vista ambientale e climatico, meno comprensibile. Non si spiega, infatti, perché la vista del mare di Ischia dovrebbe fornire maggiori stimoli rispetto a quella del Golfo di Napoli.
Ma tant’è.