All’insegna dell’aurea regola secondo cui bisogna accettare di buon grado ciò che si sa di non poter evitare, con una laconica missiva inviata a tutto il personale, la dirigenza del Cra, presidente Alonzo e cda in testa, hanno comunicato di voler dare un corposo contributo agli ignoti piani di Maurizio Martina, ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, con il quale si sono incontrati il 29 aprile scorso.
In quella circostanza, stando a quanto viene riferito, il ministro avrebbe confermato una sua precedente richiesta di “predisporre un piano di riorganizzazione e razionalizzazione del Cra che porti a una significativa riduzione delle sedi operative”. Il che significa, in breve, tutto e niente ma tra il personale il timore più grosso è che i vertici dell’ente, magari per un qui pro quo, alla fine possano diventare, come si dice, più realisti del re.
La situazione è tale che viene in mente il famoso hashtag #Enricostaisereno, che certo esprime un messaggio tutt’altro che rassicurante. Più che giustificate, dunque, appaiono l’ansia e la mobilitazione che ne stanno conseguendo.
Quanto alle modalità con le quali la vicenda si va svolgendo, il dato certo è che a oggi i sindacati, o almeno Usi-Ricerca, sono stati tenuti fuori da qualsiasi possibilità di intervento.
Normalmente, di fronte a qualsivoglia ventilata riorganizzazione prospettata a un ente di recente riordino, come nel caso del Cra, la reazione dei vertici è quella, innanzitutto, di difendere l’esistente e, poi, di cercare di far capire che in diverse condizioni, quali quelle che potrebbero conseguire alla chiusura di una o più sedi territoriali, l’ente non sarebbe più in grado di poter adempiere la propria missione.
Niente di tutto questo sembra sia avvenuto. Il dato certo, viceversa, è l’indiscriminata disponibilità ad assecondare i desiderata del ministro. Per di più, come se non bastasse, confidando nella condivisione del personale, dei cui problemi ci si riserva di occuparsi a tempo e luogo.
Un comportamento, quello dei vertici e della dirigenza del Cra, tutt’altro che commendevole, che Usi-Ricerca biasima senza riserve, al punto da chiedere le immediate dimissioni del presidente e del cda.