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Sabato, 06 Lug 2024

Con il nuovo statuto, varato nel 2011, il Cnr nomina il presidente della Fondazione Toscana Gabriele Monasterio (Ftgm).

Il ministro della salute Ferruccio Fazio esaurisce il mandato ministeriale l'11 novembre 2011, con la caduta del Governo Berlusconi e il mese successivo il cda del Cnr lo nomina al vertice  della Ftgm.

All’atto della nomina il board del Cnr (dopo le dimissioni di Francesco Profumo, chiamato alla guida del Miur dal premier Monti) è presieduto dal vice presidente Maria Cristina Messa, collega dell'ex ministro Fazio al San Raffaele di Milano. La prof.ssa Messa, a sua volta, era stata nominata quale componente del cda del Cnr solo pochi mesi prima da Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca del governo Berlusconi, di cui lo stesso Fazio faceva parte.

Oltre che politico e medico, Ferruccio Fazio - presente già nel 2007 nel primo cda di Ftgm in rappresentanza del Cnr - è anche Ordinario di Diagnostica per Immagini e Radioterapia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano-Bicocca, il cui rettore dal 1 ottobre 2013 è Maria Cristina Messa.

L'attenzione del presidente di Ftgm, Fazio, all’inizio di quest’anno si è concentrata su un articolo di sei ricercatori dell’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr, riguardante l'appropriatezza delle metodiche di medical imaging in uso nella Ftgm nel primo semestre 2010, quando il personale medico dell’Ifc-Cnr operava in Fondazione, in virtù della convenzione di cui abbiamo riferito la scorsa settimana.

L'articolo in questione è stato pubblicato sulla rivista Plos One il 27 novembre 2013 e, come risulta al Foglietto, il 16 gennaio 2014 è stata trasmessa una "informativa", a firma del presidente della Ftgm, a numerosi destinatari, tra i quali il presidente del Cnr, Luigi Nicolais, il governatore della Regione Toscana e, per conoscenza, al direttore dell'Ifc, nella quale, tra l’altro, si legge che: "è recentemente comparso su una rivista on-line a pagamento un articolo a firma di ricercatori dell'IFC di Pisa in cui si ipotizzano significativi livelli di inappropriatezza nei percorsi diagnostici di questa Fondazione".

Nella missiva si sottolinea, inoltre, che "un'attenta lettura dell'articolo solleva dubbi formali e sostanziali sulla correttezza delle metodologie, delle conclusioni e, in particolare, sul messaggio mediatico dell'articolo stesso".

Poiché a destare perplessità non è certo l’aver pubblicato su rivista a pagamento, visto che è prassi comune nell'editoria scientifica open-access, e non è affatto sinonimo di assenza di rigorosa peer-review, la vicenda si caratterizza per ben altri profili di interesse.

Primo fra tutti, l'inopinato dietro front di uno dei sei coautori dell'articolo, che il 22 gennaio 2014 (a pubblicazione avvenuta) chiede all'editor della rivista di essere espunto dalla lista dei coautori stessi, segnalando, tra l’altro, che all’epoca della trasmissione del lavoro scientifico "era distratto e aveva altre cose da fare", che "avrebbe dovuto leggere attentamente il lavoro" e che "non aveva capito che veniva sottomesso".

L'iniziativa del ricercatore sembrerebbe contrastare con precedenti comunicazioni intercorse con gli altri coautori, nelle quali egli prima si congratula per le bozze corrette e poi ringrazia per la notizia dell'avvenuta accettazione.

A questo punto viene da chiedersi se della lettera inviata all'editor dal ricercatore “distratto”, data la delicatezza dell'argomento, era stato informato il vertice della Fondazione e quello dell'Istituto di fisiologia clinica, Istituto quest'ultimo che, tra l'altro, era in attesa della scelta del nuovo direttore da parte del cda del Cnr, da individuare nell’ambito di una rosa di candidati tra i quali figurava uno dei coautori dell’articolo, vale a dire il direttore uscente dello stesso Ifc che - per inciso - non è stato confermato nell'incarico.

Ma la storia continua, dal momento che all’editor di Plos One viene recapitata anche un'altra lettera, questa a firma del presidente (Fazio) e del direttore generale (Ciucci) della Fondazione, che muove critiche al lavoro scientifico dei sei autori, ridottisi però a cinque, dopo il forfait di uno di essi.

La missiva non viene inviata, neppure per conoscenza, agli autori dell’articolo.

Fazio e Ciucci fanno rilevare, tra l’altro, che nei sei mesi di campionamento dello studio la divisione di cardiologia (stabilimento di Pisa) ha prodotto più radiografie del torace rispetto alle 250 analizzate. Eppure nell’abstract del lavoro, al paragrafo “Methods and Principal Findings”, è chiaramente riportato che solo le prime 250 radiografie del torace effettuate formano oggetto di analisi.

I vertici della Fondazione sottolineano anche che non tutto quello che era stato approvato nel progetto sottomesso al comitato etico competente sarebbe stato riportato nel lavoro.

In realtà, le parti più importanti e qualificanti del progetto sarebbero state svolte a Duke in North Carolina, alla Asl di Pisa e all’Ifc di Lecce.

In sintesi, le tre pagine di obiezioni sollevate dai vertici di Ftgm sembrano mettere in discussione l'accuratezza e perfino la legittimità del lavoro scientifico dei sei (anzi, cinque) ricercatori dell’Ifc e "raise concerns about the source of data as only Fondazione has legal access to the clinical data".

I vertici della Fondazione, inoltre, comunicano all’editor di Plos One che il contenuto dello studio mette a repentaglio il buon nome dell'istituzione da loro rappresentata: "the references to inappropriate practice in the title and article are prejudicial to the reputation of the institution".

In attesa che l’editor di Plos one, dopo aver letto anche le controdeduzioni dei cinque “incolpati”, emetta una sorta di verdetto, vi è da ritenere che non sembrano essere articoli come quello pubblicato sulla rivista scientifica a ridurre la credibilità di Ftgm; tutt'altro, tanto più che i livelli di inappropriatezza appaiono perfettamente in linea con la letteratura internazionale e assai poco sorprendenti.

Il problema dell'appropriatezza diagnostica delle metodiche non è certo nuovo o specifico di una istituzione: è un problema di tutta la medicina contemporanea, oggi esasperato dalla crisi economica.

Le più autorevoli cattedrali della medicina internazionale e le più importanti agenzie governative e associazioni scientifiche (dalla Fda americana alla Società europea di cardiologia) da anni cercano di individuare le possibili inappropriatezze, al fine di eliminarle o ridurle.

Una cosa è certa: non ci si può più permettere la medicina dello spreco, per cui risorse dilapidate in esami inutili e pericolosi vengono sottratte a pazienti, che di questi esami hanno assoluto bisogno.

A questa conclusione sembra essere arrivato anche Beppe Grillo, che certo scienziato non è, quando ne Il grillo canta sempre al tramonto (Dario Fo, Gianroberto Casaleggio, Beppe Grillo -  Ed. Chiare Lettere, 2013) scrive: "La prevenzione che si fa in Italia è inutilmente costosa. Su cento Tac prescritte, cinquanta sono inutili; su cento risonanze, sessanta sono inutili; su cento parti cesarei, sessanta potrebbero essere parti naturali. Altro che tagli orizzontali".

Alla fine della (quasi) incredibile storia che abbiamo raccontato, ci sono due interrogativi che non riusciamo a reprimere.

Il primo. Perché la Ftgm, prima di scrivere alla rivista Plos One per muovere critiche al lavoro dei cinque ricercatori dell’Ifc-Cnr, non ha chiesto chiarimenti agli stessi?

Il secondo. Perché il Cnr del presidente Nicolais, pur essendo venuto a conoscenza della vicenda per essere stato tra i destinatari della lettera del 16 gennaio 2014, ha scelto la via del silenzio? (4 – fine)

Articoli precedenti:

13 maggio 2014, 20 maggio 2014 e 27 maggio 2014

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