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Sabato, 06 Lug 2024

Al 141° giorno di vita del suo Governo, Matteo Renzi potrebbe aver messo fine ad un imbarazzante vuoto di vertice in cui era precipitato l’Istat il 28 aprile dello scorso anno, allorquando Enrico Giovannini, dopo aver assunto la carica di ministro del Lavoro del Governo guidato da Enrico Letta, aveva rassegnato le dimissioni da presidente dell’ente statistico.

Venerdì scorso, infatti, il consiglio dei ministri, oltre a varare la cosiddetta “riforma della pubblica amministrazione” (vedere articolo a parte), ha avviato  anche la procedura per la nomina di Giorgio Alleva al vertice dell’Istat, nomina che potrà acquistare efficacia soltanto dopo che le commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, con la maggioranza dei due terzi dei loro componenti, avranno espresso parere favorevole sulla proposta del Governo.

Alleva, cinquantanove anni, ordinario di Statistica alla  Facoltà di Economia della Sapienza, è assai conosciuto all’Istat per aver fatto parte del cda dell’ente dal 2003 al 2011.

La nomination da parte del Governo è giunta dopo che Pier Carlo Padoan, designato al vertice dell’Istat intuitu personae da Enrico Letta alla fine di dicembre 2013, ottenuto il disco verde del Parlamento (nonostante una bocciatura da parte del Senato), aveva dato forfait prima che la nomina fosse formalizzata, per assumere il prestigioso incarico di ministro dell’Economia del Governo Renzi.

Quest’ultimo, per scegliere il nuovo presidente dell’Istat emanava, per il tramite del ministero per la semplificazione affidato a Marianna Madia, un bando pubblico, chiedendo ai potenziali candidati l’invio del curriculum e di un documento che contenesse “una sintetica descrizione delle linee programmatiche sull'espletamento del mandato”.

Alla scadenza del termine fissato, a proporsi sono stati in quaranta, tra i quali anche l’ex presidente ed ex ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, subito affrettatosi a comunicare alla stampa di essere in possesso di un parere dell’Antitrust, che avrebbe escluso ogni e qualsiasi incompatibilità dopo l’incarico ministeriale, ma che alla fine ha dovuto incassare un’amara sconfitta.

Attenendoci rigorosamente al contenuto dell’avviso fatto pubblicare da Renzi&Madia, però, gli elementi che avrebbero dovuto influenzare la scelta dell’VIII presidente dell’Istat dell’Italia repubblicana erano il curriculum vitae, che doveva attestare anche l’esperienza internazionale maturata dal candidato, e il documento contenente “le linee strategiche”.

Stando all'esito finale, a essere determinanti sembrano essere state proprie le “linee strategiche” tracciate da Giorgio Alleva, risultate evidentemente più convincenti rispetto a quelle di tutti gli altri aspiranti all’ambita poltrona.

Avremmo voluto prendere visione, assieme al personale dell’Istat, se non di tutti i documenti programmatici, almeno di quello del candidato designato alla carica di presidente, ma di essi, contrariamente ai curriculum dei  40 aspiranti, tutti disponibili on line, non v’è traccia né sul sito della Presidenza del Consiglio né su quello della Funzione Pubblica.

Eppure si tratta di un documento che riguarda il futuro dell’ente e, in quanto tale, meritevole di attenta lettura anche da parte del personale che, da quattordici mesi, a causa di un’amministrazione praticamente priva di organi di vertice pleno jure, vive una situazione a dir poco sconcertante, con riflessi negativi sia sulla busta paga che sulle prospettive future dei dipendenti a tempo indeterminato e, soprattutto, di quelli a termine, come puntualmente dimostrato dall’Usi-Ricerca con un comunicato del 11 giugno scorso.

Staremo a vedere se il presidente designato, superato il passaggio parlamentare, appena approdato in via Balbo, come primo atto svelerà le linee strategiche del suo mandato quadriennale.

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