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Sabato, 06 Lug 2024

Comunicato Usi-Ricerca

Tra poco più di sei mesi, precisamente il 31 dicembre 2014, andrà a scadere il blocco dei contratti, delle retribuzioni, delle progressioni economiche e di livello, del salario accessorio e del passaggio di fascia per ricercatori e tecnologi.

Si tratta di uno dei provvedimenti più odiosi ed iniqui della storia, introdotto dal governo Berlusconi (decreto-legge n.78/2010) e reiterato dai successivi, targati Monti e Letta.

In attesa che l’attuale governo si impegni, con atti concreti, a porre fine allo stillicidio che ha pesantemente falcidiato la busta paga dei lavoratori del pubblico impiego, appare opportuno fare, ancora una volta, chiarezza sugli effetti di tali provvedimenti tuttora in vigore, in particolare  per quanto riguarda le procedure per le progressioni economiche e di livello, previste dal contratto della ricerca (artt. 53 e 54).

Entrambe le procedure possono essere avviate dall’amministrazione che, però, può riconoscere ai vincitori soltanto i benefici giuridici mentre per quelli economici, salvo ulteriore blocco delle retribuzioni, si dovrà attendere il 1° gennaio 2015.

Per le progressioni economiche, atteso che per il relativo finanziamento si attinge dal salario accessorio, il ministero dell’economia ha stabilito che l’amministrazione deve “quantificare l’onere delle progressioni rendendo indisponibili le necessarie risorse stabili fino a tutto il 2014”.

Tale assurda normativa ha, di fatto, bloccato nella quasi totalità degli enti di ricerca i due istituti contrattuali, dal momento che le amministrazioni, con tecniche dilatorie, cercano di procrastinare sine die ogni e qualsiasi confronto sindacale, propedeutico all’avvio delle procedure selettive.

Non si è sottratto a tale andazzo l’Istat che, anzi, ha aggravato notevolmente la situazione, dal momento che ad essere bloccati non sono soltanto le progressioni economiche e di livello, ma l’intera trattativa sul salario accessorio dal 2011 ad oggi, per non parlare delle attività assistenziali.

Né miglior sorte ha avuto la trattativa per la proroga dei contratti a tempo determinato, andata a buon fine in alcuni enti di ricerca, ma non all’Istat, dove ad essere interessati sono circa 400 lavoratori

Le forti, reiterate prese di posizione di Usi-Ricerca si sono finora infrante contro un’amministrazione che si presenta come un vero e proprio muro di gomma, da più di un anno senza una presidenza pleno jure, con un direttore generale reggente e, da ultimo, rimasta orfana anche del direttore del personale.

Insomma, un ente senza interlocutori stabili e affidabili, con facenti funzione che non sembrano affatto disponibili ad affrontare i problemi del personale.

Nell’incontro del 30 aprile scorso il presidente f.f. Golini ha annunciato che il Piano triennale di fabbisogno del personale, già a suo tempo presentato e ritirato dall’amministrazione, era praticamente pronto e sarebbe stato trasmesso alle organizzazioni sindacali prima di essere presentato al Consiglio. Da allora, il silenzio più assoluto.

Come pure nulla si è più saputo sulla richiesta di chiarimenti avanzata da Usi al direttore generale reggente in merito all’operazione di change management informatico, che si sta realizzando con il ricorso a soggetti esterni.

Per non parlare del Piano triennale per la prevenzione della corruzione, all’interno del quale è presente il Programma triennale per la trasparenza e l’integrità, un documento che, per legge, l’Istat avrebbe dovuto predisporre entro il 31 gennaio scorso, con la pubblicazione sul sito. Ma, anche qui, nulla è accaduto.

L’auspicio è che a breve l’Istat abbia un vertice nella pienezza dei poteri, con il quale Usi-Ricerca possa avviare rapidamente un serio tavolo di trattativa, in cui siano finalmente affontate tutte le problematiche sopra elencate.

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