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Domenica, 07 Dic 2025

Un risultato senza precedenti, per non dire storico, il documento condiviso e sottoscritto il 9 luglio scorso dalla stragrande maggioranza del personale livellato dell’Osservatorio Etneo dell’Ingv.

Al di fuori di tutte le sigle sindacali, mettendo da parte divisioni e contrasti, il personale della sezione catanese dell’Ingv, con un documento firmato dalla quasi totalità del suo personale livellato (33 su 38 aventi diritto di voto) - ad un giorno dalle elezioni dei rappresentati in Collegio di Sezione - informava il presidente, il cda e il direttore generale dell’ente e, per opportuna conoscenza, il direttore della Sezione di Catania e il personale di tutto l’Ingv, di non essere disponibile ad esprimere alcuna candidatura in seno all’eligendo Collegio.

La presa di posizione altro non è stata che la reazione di un personale che, con l’entrata in vigore del Regolamento di organizzazione e funzionamento (Rof) dell’ente di via di Vigna Murata, si è visto estromesso e tagliato fuori dalla vita attiva dell’Ingv e tutto ciò senza tenere conto delle criticità organizzative che pesantemente ricadono sulla vita lavorativa del personale nell’ambito delle attività di Sezione.

Per chi se ne fosse dimenticato volevamo ricordare che, con estrema difficoltà, nel 2012, il cda aveva approvato due regolamenti, tra cui il Rof che certo non rappresentava al meglio le aspettative di molti ma che, rispetto all’ultima versione licenziata, contemplava la costituzione di collegi e organismi finalizzati ad una gestione più democratica dell’ente, arrivando a prevedere, giustamente, per aspetti di una certa importanza, il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.

Purtroppo, la palese volontà di non partecipare all’elezione, espressa dalla stragrande maggioranza degli aventi diritto al voto (87%), non è stata sufficiente a vanificare la scelta opposta di 3 dipendenti che, con il loro voto, hanno determinato l’elezione nel Collegio di Sezione di Catania anche di un rappresentante del personale tecnico-amministrativo.

Una esigua minoranza, dunque, ha prevalso su una schiacciante maggioranza.

Probabilmente, temendo che la posizione espressa dal personale dell'Osservatorio Etneo potesse in qualche modo fungere da volano e, quindi, innescare un processo irreversibile, che molto probabilmente si sarebbe concluso con una sostanziale modifica dell’attuale Rof, il vertice dell’Ingv ha cercato di stroncare sul nascere l’iniziativa.

Difficilmente, però, questo servirà a garantire qualcosa che possa andare al di là della semplice e formale completezza del Collegio di Sezione.

Ma vi è dell’altro.

Durante l’assemblea del personale Ricercatore e Tecnologo della Sezione di Catania, indetta  allo scopo di ufficializzare le candidature per il predetto Collegio di sezione, il personale tecnico-amministrativo informava i colleghi che, nella stessa mattinata, aveva inviato al presidente, al cda e al dg, un documento - condiviso e firmato dalla quasi totalità del personale - in cui si esprimeva la volontà di non presentare candidature per il proprio rappresentante.

Il contenuto di detto documento veniva accolto e condiviso dal resto dell’assemblea, segno, comunque, di una visione comune nei confronti degli argomenti trattati, spingendosi, con nostro stupore, perfino  a sostenere che Tale visione critica del ROF è stata condivisa anche dall’assemblea del personale I-III livello e dei Referenti Gruppi di Ricerca che all’unanimità  ha deciso di non esprimere nessuna candidatura all’interno del costituendo Collegio di Sezione dell’Osservatorio Etneo e di non riconoscere nessun eventuale eletto.”

Nella stessa giornata, a qualche ora di distanza, con un’assemblea straordinaria, indetta per le ore 16:00, cioè dopo l’ordinario orario di lavoro, però, il “vento” è cambiato radicalmente. Innanzitutto, per la posizione del Direttore della Sezione, per il quale la decisione dell’assemblea avrebbe potuto incidere negativamente  sulla “trattativa” per far ottenere nuovi posti alla Sezione, con grave danno ai precari, come se questi potessero dipendere dalla mera iniziativa personale del Direttore stesso e, da sempre, del suo ruolo di Sezione monitorante dell’Ingv, e non da precise esigenze organizzative della Sezione stessa. In secondo luogo, per la preoccupazione del personale ricercatore, precario e di ruolo, per le possibili “conseguenze” nelle imminenti tornate concorsuali per la stabilizzazione e gli avanzamenti di carriera, segno della radicata percezione che la progressione di carriera sia basata solo in piccola percentuale sul merito lavorativo.

La conseguenza è stata che i ricercatori sono giunti alla decisione di proporre come rappresentanti del personale candidati di ruolo nei livelli intermedi e/o apicali, al fine di evitare  potenziali esposizioni scomode ad eventuali candidati precari.

Alla luce di quanto successo e coerentemente con l’iniziativa intrapresa, la tornata elettorale relativa all’elezione del candidato “tecnico-amministrativo” si è conclusa, dunque, con 3 votanti su 38 aventi diritto e con 3 candidati che hanno riportato un voto ciascuno, cosa che ha richiesto un ballottaggio (in occasione del quale si sono aggiunti ulteriori 3 votanti, per un totale di 6 su 38 aventi diritto). Tutto ciò si sarebbe potuto evitare se solo i 3 interessati si fossero limitati a ufficializzare la loro candidatura, così come fatto dai colleghi ricercatori e tecnologi.

Astenendoci da qualunque inutile polemica sulla vicenda e sul suo epilogo, spiace rilevare l’occasione persa, dato il momento, quasi storico, di condivisione dell’intera Sezione su temi e criticità sui quali si sarebbe potuto avviare un processo costruttivo di ricomposizione in merito a quel che il riordino doveva risolvere. Invece, si è preferito ignorare un momento positivo, che avrebbe potuto rappresentare quella salutare presa di coscienza da parte di tutto il personale dell’ente, da tanto tempo attesa. Senza rilasciare deleghe in bianco a chicchessia, spesso destinate a rivelarsi deludenti se non controproducenti, come nel caso della elezione dei rappresentanti del personale all’interno del cda dell’ente.

Ancora una volta, invece, il precariato ha rappresentato la causa di forza maggiore di fronte alla quale tutto viene fatto passare in secondo piano “perché bisogna andare avanti” o, peggio, la leva di persuasione per procrastinare sine die la soluzione di questioni scomode per l’amministrazione ma importanti per i lavoratori.

Spiace, infine, per la presa di posizione sulla vicenda del Direttore della Sezione, dal quale sarebbe stato lecito aspettarsi un ruolo di portavoce-mediatore per questioni sulle quali, in altre vesti, aveva manifestato sensibilità e attenzione, ma che, invece, nell’occasione ha parlato addirittura di insubordinazione verso i vertici, adoperandosi per vanificare una legittima iniziativa del personale nell’esercizio del proprio diritto di espressione, che, a suo tempo, ci permettiamo di ricordargli, gli ha consentito di rientrare a pieno titolo nella rosa dei candidati a direttore della sezione.

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