L’incontro tra i vertici del Cnr e dell’Università della Calabria (Unical), che si è tenuto a piazzale Aldo Moro lo scorso 17 luglio, doveva restare top secret, data la delicatezza dell’argomento affrontato.
Presenti, per il Cnr, Nicolais, Annunziato, il direttore del Dipartimento Scienze Biomediche Tullio Pozzan, il direttore centrale Massimiliano Di Bitetto, il direttore Pierpaolo Orrico, il direttore f.f. dell’Istituto di Scienze Neurologiche (Isn), Sebastiano Cavallaro, e, per l'Unical, Sebastiano Andò, preside della Facoltà di Farmacia e Scienze della nutrizione.
Sul tavolo, infatti, la richiesta dell’Università della Calabria di “annettersi” l’Isn o, meglio, quel che resta di uno dei centri di eccellenza del Cnr, oggetto negli ultimi due anni di incredibili vicissitudini gestionali e tentativi di “conquista” da parte di baroni universitari, ai quali si sono espressamente opposti cittadini, migliaia di pazienti, le istituzioni regionali, provinciali e comunali, e la comunità scientifica, a fianco dei quali si sono schierati fin dall’inizio Usi-Ricerca e Il Foglietto.
Il 5 agosto dello scorso anno, dopo innumerevoli colpi di scena, Il Foglietto titolava: “Cnr. Dopo una battaglia di due anni, l’Istituto di scienze neurologiche di Mangone torna al servizio della ricerca e della collettività”.
Era accaduto, infatti, che il 1° agosto era stata finalmente sottoscritta dal presidente del Cnr, Luigi Nicolais, e dal Direttore Generale dell’ASP di Cosenza, la convenzione per l’erogazione di prestazioni sanitarie diagnostiche specialistiche da parte dell'Isn.
“Si è conclusa così - scriveva Il Foglietto - una vicenda che ha dell’incredibile, che ha visto l’attività di un importante Istituto di Ricerca e presidio sanitario di riferimento per affetti da patologie rare del sistema nervoso, tra le quali Alzheimer, SLA, Sclerosi Multipla, penalizzata dalla miopia di una parte della politica della Regione Calabria e della dirigenza del Cnr”.
A distanza di un anno, però, il tentativo di smantellamento dell’Isn torna di attualità, con qualche nuovo soggetto, pronto a “rilevare” l’Istituto. Non si tratta più dell’Università di Catanzaro, il cui Rettore, Aldo Quattrone, già direttore dell’Isn, dopo l’uscita di scena del suo successore Antonio Gambardella, sembra averci rinunciato per sempre, bensì dell’Università della Calabria, per il tramite dell’”ambasciatore” Andò.
L’operazione, data per certa tra i fedelissimi di Nicolais, ancora una volta vede del tutto ignorata la comunità del personale dell’Istituto, che da sempre rivendica non solo l’autonomia scientifica della struttura, ma soprattutto il potenziamento della stessa, messa a dura prova dalla sconcertante gestione dell’ex direttore.
L'ulteriore iniziativa di smantellamento dell’Isn di Mangone è stata proposta all’attuale direttore facente funzioni, Sebastiano Cavallaro, dirigente di ricerca presso la sezione Isn di Catania, subentrato a Gambardella, in attesa della procedura di nomina del direttore pleno jure. Procedura che vede tra i candidati lo stesso Cavallaro.
Si tratta di una operazione che, se si dovesse concretizzare, oltre ad avere dello scandaloso, potrebbe determinare danni gravi ai cittadini utenti di una struttura d’eccellenza europea, per una volta ubicata al sud Italia. La città e la provincia di Cosenza potrebbero venire privati di un presidio di sanità pubblica di elevatissima qualità. Ma danni altrettanto irreparabili potrebbe subire la comunità scientifica dell’Istituto. Ed infatti Il Foglietto ha ampiamente documentato le implicazioni in termini di perdita di accreditamento della struttura con il Servizio sanitario regionale e di degrado della qualità della ricerca scientifica, che conseguirebbero ad una eventuale poco oculata allocazione dell’Isn in sedi non idonee.
Un’eventuale diversa, ma non idonea allocazione dell’Isn, infatti, aprirebbe le porte a scenari tristemente già visti. Il Foglietto, con poco sforzo di fantasia, può ipotizzarne uno in cui l’Istituto di Mangone diventerebbe niente più che una sezione all’interno dell’Università della Calabria, che ne detterebbe le linee scientifiche tramite un responsabile individuato tra i docenti Unical in servizio o quiescenza, perdendo il suo ruolo di sede centrale, oltre che il suo rapporto di convenzione con la Regione Calabria per garantire le prestazioni sanitarie ai malati nell’ambito del servizio sanitario nazionale.
Sarebbe davvero singolare che i vertici dell’ente di piazzale Aldo Moro, anziché fare chiarezza sugli sconcertanti risultati della gestione dell’Isn di Mangone, emersi nell’ultima riunione del Consiglio di istituto, e di cui ci occuperemo in un prossimo articolo, decidessero di cancellare in pratica uno dei migliori centri di ricerca del nostro paese.
Purtroppo non sarebbe il primo caso. All’Istituto di Fisiologia Clinica di Pisa, ne sanno qualcosa.
Comunque, una cosa è certa: se l’operazione andrà in porto, a gioire non potrà che essere la sanità privata, che conquisterà nuovi pazienti paganti.
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