In attesa delle decisioni del governo sul futuro degli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Cra, Inea, Ismea, Agea, Isa, Sgfa srl, Isi srl, Sin e Agecontrol), che sembrano destinati a dar vita, a seguito di fusione, a un nuovo soggetto pubblico, da registrare la recente pubblicazione da parte della Corte dei conti della Relazione sulla gestione 2012 di uno di questi enti, l’Inea (Istituto nazionale di economia agraria), che ha la sede centrale a Roma ed è presente sul territorio nazionale con 19 uffici regionali.
Il documento della magistratura contabile (per un totale di 40 pagine), più che una relazione sia appalesa un vero e proprio atto di accusa nei confronti di un ente che viene addirittura definito “struttura sovradimensionata e rigida senza le caratteristiche di essenzialità e di flessibilità che dovrebbero connotare un istituto di ricerca”.
Ma le censure della Corte dei Conti non si esauriscono certo qui.
E’ da evidenziare - scrivono i giudici - il cospicuo indebitamento nei confronti delle banche pari a € 5.732.380 e l’azzeramento delle disponibilità liquide (€ 3.569.377 nel 2011). La consistenza dei residui attivi e passivi, nonostante la cancellazione di quelli ritenuti non più esigibili o insussistenti, è molto elevata. In particolare, i residui attivi si attestano a € 50.616.702 euro registrando un aumento del 30,9% rispetto all’anno precedente, e quelli passivi a 39.998.428 euro con un aumento del 3%.
Come per tutti gli enti di ricerca - prosegue la Corte - la specificità dell’attività svolta e la complessità della rendicontazione che caratterizzano le attività di ricerca possono, in qualche misura, comportare la formazione di residui attivi, la quale a sua volta determina problemi di liquidità e ritardi nei pagamenti dei fornitori rendendo necessario il ricorso alle anticipazioni bancarie per riuscire a chiudere i progetti e a rendicontarli.
Ma proprio questa evenienza - sottolineano i magistrati - rende indispensabile un sistematico e rigoroso monitoraggio della gestione delle commesse e dei residui ad esse connessi.
Critiche della Corte anche sugli incarichi affidati a professionalità esterne.
Il ricorso agli incarichi esterni – si legge nella Relazione - ha assunto dimensioni piuttosto considerevoli sia in termini assoluti sia in rapporto al restante personale. Pertanto è opportuno che gli organismi preposti ai controlli interni effettuino approfondite e continue verifiche sull’effettiva sussistenza dei presupposti e dei requisiti prescritti dalla legge.
Tale fenomeno – precisa la Corte - va inquadrato in un contesto che, oltre al costo del personale e degli incarichi (quasi 22 milioni di euro), presenta altri fattori di criticità. Tra questi vanno ricordati l’elevato costo della sede principale in regime di locazione (a fronte dell’esistenza di tre immobili di proprietà, di cui due sfitti), e le spese di gestione dei 19 uffici regionali, fattori questi che contribuiscono a determinare un irrigidimento della situazione finanziaria.
Da tale situazione emerge - sempre per i magistrati contabili - il profilo di una struttura sovradimensionata e rigida senza le caratteristiche di essenzialità e di flessibilità che dovrebbero connotare un istituto di ricerca … che per la migliore gestione delle risorse esistenti sarebbe auspicabile l’adozione di processi di valutazione della ricerca compresa la valutazione dell’impatto della stessa.
In una fase economica come l’attuale - conclude la Corte - caratterizzata da una riduzione di risorse pubbliche e dalla necessità di contenere la spesa anche attraverso una razionalizzazione degli organismi gravitanti nel settore pubblico, appare utile ribadire l’opportunità di effettuare una ricognizione degli enti la cui attività presenti aree di sovrapposizione o di contiguità con le tematiche oggetto della missione istituzionale dell’Inea.
In pratica, un invito a realizzare la fusione alla quale abbiamo fatto riferimento in apertura del nostro articolo.