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Venerdì, 05 Lug 2024

Poter capire cosa succede all’interno dell’Istat è sempre un’impresa degna delle dodici fatiche di Eracle, poi Ercole nella mitologia romana.

Molto probabilmente, i validi dirigenti griffati sembrano aver preso sul serio una frase che giustifica il loro operato: “solo chi non lavora non sbaglia”. Decisioni prese e non prese, e quelle prese quasi sempre disattese, e comunque sempre sulla via della proroga. Tuttavia, un paio di cose chiare ci sono: la confusione e la mancanza di chiarezza. Insomma anno nuovo con problemi e questioni dal volto vecchio. Sembra proprio che il vero filo rosso che lega ormai da anni tutte le amministrazioni dirigenziali dell’ente sia uno solo: l’immobilismo attivo.

Andiamo con ordine, per capire cosa succede, anzi cosa non accade in un’amministrazione in affanno e, spesso, inconcludente.

Strategia della confusione parte I: Il Telelavoro

L'Istat, anche se con modalità più che discutibili, ha avviato il telelavoro fin dal 2005, in netto anticipo rispetto agli altri enti della Pubblica Amministrazione.

Purtuttavia, la situazione attuale ha del grottesco per coloro i quali hanno partecipato al bando “affetti da patologie connotate da particolare gravità e/o con familiari affetti da gravi patologie”: mesi e mesi di attesa, senza una comunicazione ufficiale, ma solo voci di corridoio a inasprire e a fiaccare gli animi, in attesa di una graduatoria definitiva; considerando che la scadenza di tale bando risale al mese di giugno 2013. Ma il vero nodo tutto da sciogliere è il “bando per progetto” che, come previsto dalla dirigenza Istat, doveva necessariamente partire dopo la chiusura del primo bando cosa che sarebbe dovuta avvenire nel 2014. Tempi e attese che sfioreranno per antonomasia quelli della costruzione del tratto di linea metropolitana C dell’Urbe. Questo bando è nel dimenticatoio e chissà se sarà mai riproposto come fu previsto nell’ormai lontano anno 2013.

Strategia della confusione parte II: Nuova sede di Via Balbo

Nelle ormai celeberrime, oseremmo dire, mitologiche “Linee strategiche” divulgate dal neo Presidente Giorgio Alleva, si leggeva, verso la fine del documento (sic), in squisito pluralis maiestatis: “Ci si propone di verificare la sostenibilità del progetto della sede unica, che può rappresentare un elemento strategico per l’integrazione delle funzioni e per accrescere l’identità e il senso di appartenenza”.

Tuttavia, sembrerebbe, nonostante gli ardimentosi propositi strategici, che l’alto traguardo sia stato ridimensionato e sostituito da un più modesto contratto di affitto per il prossimo esodo delle sedi di via Torino, Via Depretis e Piazza Indipendenza. La fase successiva, agli adempimenti demaniali, riguarderà la messa a norma della sede di via Balbo e la definitiva ristrutturazione; altro che sede unica. Lo SDO docet.

Strategia della confusione parte III: Procedure ex art. 53 e 54

Tutto tace. Sono trascorsi alcuni mesi dal piano di fabbisogno in cui si dettavano le regole per il fondo accessorio per le procedure ex art. 53 e 54.  Ma forse la “fine dei silos col know-how locale e verticale, rafforzamento della governance, nuovo assetto con la Business Architecture, servizi trasversali regolati dal Service Level Agreement, scelte su base corporate con un meccanismo di Portfolio Management e, infine, pure i Quick win (cfr. Il Foglietto 9/12/2014)” hanno reso il piano di fabbisogno un documento di difficile comprensione.

Strategia della confusione parte IV: Salario accessorio

E’ stato più volte sottolineato che, per quanto riguarda il salario accessorio e i benefici assistenziali, l’Istat deve cambiare passo e attrezzarsi affinché su queste problematiche non ci siano più ingiustificati ritardi nella conclusione dei relativi accordi con le organizzazioni sindacali. Ovviamente parole al vento o, se vogliamo, una connotazione biblica come predicava il Battista: “Voce di uno che grida nel deserto”.

Volendo essere magnanimi e concedendo il beneficio del dubbio, viene da chiedersi: “La confusione è una strategia o la strategia è confusa?”

Vedremo ora se, con la nomina del nuovo direttore generale, deliberata ieri dal cda, le cose in casa Istat cambieranno.

 

 

 

 

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