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Giovedì, 02 Mag 2024

Le vaccinazioni sono lo strumento più efficace per la protezione dalle malattie infettive. Grazie a questo intervento sanitario alcune malattie, come il vaiolo, sono state eliminate, altre, però, sono ancora diffuse e possono causare gravi patologie come, per esempio, il morbillo. Nonostante i vaccini siano tra le scoperte scientifiche più rilevanti nel Mondo, da taluni vengono visti in modo sospetto. Da dove nasce questa inutile preoccupazione e perché negli ultimi anni si registra un calo delle vaccinazioni?

L'Istituto superiore di sanità (Iss), intanto, due giorni fa ha lanciato l'allarme, con un comunicato stampa dal titolo: "Coperture vaccinali in calo, fenomeno preoccupante che può diventare drammatico".

I dati dell’Iss, pubblicati dal Ministero della Salute, indicano un tasso di vaccinazioni al di sotto degli obiettivi minimi previsti dal precedente piano. Scendono, infatti, al di sotto del 95% le vaccinazioni per poliomielite, tetano, difterite ed epatite B e la percentuale scende ulteriormente per le vaccinazioni contro il morbillo, la parotite e la rosolia, che raggiunge una copertura del 86%, diminuendo di oltre 4 punti percentuali.

Il Foglietto ha intervistato il professor Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive Parassitarie e Immunomediate dell’Iss – Istituto superiore di sanità.

Prof. Rezza, negli ultimi cinquanta anni, i benefici delle vaccinazioni sono un caposaldo delle politiche di sanità pubblica, in Italia e non solo. Su cosa si basa il diffuso scetticismo di alcuna parte della popolazione?

E’ tutto da capire. A volte si basa su una cattiva comunicazione, anche da parte degli operatori sanitari, perché magari non spiegano bene quale sia il valore della vaccinazione. L’altro problema è che i vaccini si somministrano a persone sane e quindi la percezione comune potrebbe essere quella di un pericolo di eventuali effetti collaterali. C’è tanta propaganda negativa che si basa su convinzioni ideologiche, religiose, fiducia nella “medicina alternativa”. Tutta una serie di motivazioni che inducono una parte di popolazione a un certo scetticismo. I vaccini sono vittime del loro stesso successo. Non si sente parlare più di alcune malattie e allora taluni credono di poter evitare di vaccinarsi per la malattia scomparsa; ma se non esiste più è appunto perché c’è un vaccino che viene somministrato alla popolazione.

E quali sono in Italia quelle vaccinazioni obbligatorie e quali quelle raccomandate?

Le obbligatorie sono quattro: contro l’epatite B, la poliomelite, il tetano, la difterite. Altre molto raccomandate sono, per esempio, la vaccinazione contro l’hemophylus che può causare nei bimbi molto piccoli, fino a 2 anni di età, gravi forme di polmonite e di meningite. La vaccinazione contro la pertosse, che sembrerebbe una malattia banale, per lo meno negli adulti, ma nei bambini piccoli può essere anche molto grave. Questi ultimi due vaccini fanno parte del vaccino esavalente, insieme alle quattro obbligatorie. Raccomandata anche la vaccinazione contro il meningococco C. Sappiamo che la meningite è una malattia piuttosto rara, ma che può essere anche fulminante e pertanto genera paura perché può essere letale; questa quindi è una vaccinazione ben accettata dalla popolazione. E’ di imminente introduzione un’altra vaccinazione contro il meningococco B, che è un altro sierogruppo di meningococco, però non fa ancora parte delle vaccinazioni raccomandate in gran parte delle regioni italiane. Poi abbiamo le vaccinazioni contro il morbillo, la parotite, la rosolia.

Il calendario vaccinale varia da regione a regione?

Il calendario vaccinale e’ stabilito su base nazionale, soprattutto per quanto riguarda le vaccinazioni obbligatorie. Ma in Italia il sistema è molto regionalizzato e, soprattutto per quanto riguarda le vaccinazioni raccomandate, possono esserci delle differenze. Sulle vaccinazioni non fortemente raccomandate, purtroppo abbiamo una grande variabilità tra regioni.

Esiste una produzione statale di vaccini, oppure è tutta dell'industria privata?

Nei Paesi occidentali i vaccini vengono prodotti dai privati. Non c’è produzione di Stato. Tante volte si pensa che ci sia un grande profitto a produrre vaccini, ma le persone si vaccinano al massimo una volta, due, tre nella vita. Il profitto maggiore per l’industria deriva piuttosto dai farmaci, principalmente quelli di patologie croniche, per cui il paziente le assume anche a vita.

Quali, tra le malattie per le quali non esiste un vaccino, sono più prossime alla scoperta di un vaccino specifico?

Ci sono molti vaccini che stanno aumentando la copertura nei confronti di alcune malattie ed altri vaccini che dovrebbero andare a coprire invece delle malattie che sono orfane di vaccino. In questo momento c’è una forte evoluzione per quanto riguarda il vaccino contro lo pneumococco. Di pneumococco ne esistono una infinità di tipi diversi. Si è partiti da un vaccino eptavalente e si è arrivati adesso ad un vaccino capace di prevenire la malattia dovuta a 13 diversi tipi di pneumococco. Sta quindi aumentando il range di copertura di questo vaccino che è raccomandato nei bambini più piccoli, ma potrebbe trovare un utile uso anche nelle persone più anziane. Per quanto riguarda altri vaccini, si sta cercando di trovarne per alcune malattie che flagellano l’umanità. Per esempio, per quanto riguarda la dengue o la malaria, che sono malattie molto diffuse nel mondo, sono in atto sperimentazioni con diversi candidati vaccini, ma non si riescono ad ottenere protezioni superiori al 50% tra la popolazione vaccinata. Ci sono poi dei vaccini disponibili che non vengono molto utilizzati, ma che sarebbero di grande utilità in contesti ove le malattie diarroiche sono un flagello per i bambini: uno di questi è il vaccino contro i rotavirus. Negli ultimi anni c’è sicuramente un’evoluzione nel settore dei vaccini e si cerca di ottenere dei prodotti sempre più purificati, che diano effetti collaterali sempre minori, mantenendo allo stesso tempo la loro efficacia; ma si sta anche cercando di ottenere vaccini contro malattie che prima non erano coperte. Dopo c’è il capitolo dei vaccini contro le malattie croniche o degenerative, dai tumori all’Alzheimer, però siamo ancora in una fase molto sperimentale.

In Italia si investe sufficientemente per la ricerca sui vaccini e qual è il meccanismo per il controllo sulla sicurezza dei vaccini somministrati?

In Italia non si investe tanto quanto in altri Paesi, soprattutto dell’Europa del Nord, anche se l’offerta vaccinale, soprattutto in ambito pediatrico, si sta in qualche misura allargando negli ultimi anni. Vaccinarsi vuol dire far spendere dei soldi allo Stato, ma allo stesso tempo anche far risparmiare nel medio/lungo periodo in termini non solo di salute, ma di morti evitate, di ospedalizzazione, costo dei ricoveri, costo dei farmaci, etc. I controlli sui vaccini sono molto seri. Le aziende non hanno alcuna intenzione di immettere in commercio dei prodotti che non siano più che sicuri perché chiaramente potrebbero, a seguito di episodi di effetti collaterali gravi, rimetterci molto. Per fortuna questi effetti, nella stragrande maggiorana dei casi, sono lievi e non provocano grandi danni. I vaccini sono dei prodotti sicuri certamente, ma che possono dar vita a effetti collaterali, così come i farmaci, anche perché i vaccini sono comunque dei farmaci. Come tali sono sottoposti anche a controlli di Stato: da ricordare che tutti i lotti di vaccini vengono esaminati a campione dall’Istituto Superiore di Sanità e, nel caso si rinvenissero delle non conformità, non possono essere utilizzati. Quindi i controlli ci sono e sono anche molto rigorosi.

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