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Mercoledì, 03 Lug 2024

Temple universityIl glioblastoma, il tipo più comune di cancro al cervello, è una malattia molto aggressiva per cui non esistono efficaci strategie terapeutiche. Una delle caratteristiche principali delle cellule tumorali del glioblastoma è la loro capacità di riprogrammare il proprio metabolismo energetico commutandolo in un metabolismo di tipo glicolitico, ovvero un tipo di metabolismo che si basa su un alto assorbimento e consumo di glucosio il quale, a sua volta, favorisce e sostiene l’aggressività di queste cellule.

Ricercatori della Sbarro Health Research Organization di Philadelphia e dell’Università di L'Aquila hanno dimostrato come l’utilizzo di un vecchio farmaco, il flavopiridolo, nato e utilizzato in passato come agente antitumorale per la sua capacità di inibire molecole che fungono da acceleratori della proliferazione cellulare, possa trovare un nuovo razionale impiego per il trattamento del glioblastoma. Il flavopiridolo, infatti, sarebbe in grado di ‘affamare’ le cellule tumorali, riducendo le quantità di zucchero loro necessarie per sostenere la crescita tumorale.

Tra i target del flavopiridolo, che dal punto di vista chimico è un flavonoide sintetico, c’è infatti anche l’enzima glicogeno fosforilasi, la cui inattivazione, mediata dal farmaco, comporta una riduzione della disponibilità di glucosio come substrato fondamentale per il processo glicolitico.

Gli autori hanno verificato se il flavopiridolo potesse essere utilizzato per bloccare la crescita delle cellule di glioblastoma, riducendo l’apporto energetico al tumore.

I risultati ottenuti sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Cellular Physiology e dimostrano come il flavopiridolo sia in grado di inibire la proliferazione cellulare mediante questo meccanismo.

«I nostri studi dimostrano che è possibile utilizzare a questo scopo il flavopiridolo sia come singolo agente sia in combinazione con gli attuali agenti anti-proliferativi utilizzati per il trattamento dei pazienti affetti da glioblastoma» dice Annamaria Cimini dell'Università degli Studi dell'Aquila, autore principale dello studio. «Lo sviluppo di nuove formulazioni farmaceutiche, basate sempre sulla struttura del flavonoide, volte ad affamare le cellule tumorali potrebbe offrire nuove opportunità per il trattamento del glioblastoma», dice Antonio Giordano, fondatore e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine e del Center for Biotechnology nel College of Science and Technology presso la Temple University di Philadelphia e Professore di Patologia e Oncologia presso l'Università di Siena.

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