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Sabato, 04 Mag 2024

Gli scarti sono un problema importante, e specialmente ridurne la quantità diventa essenziale, evitando scenari di fine vita non sostenibili, come smaltimento in discarica od incenerimento. Neanche la biodegradabilità aiuta in questo senso, perché non è detto che il materiale sia compostabile efficacemente, cioè possa entrare in un fertilizzante di buona qualità.

Gli scarti sono ormai qualcosa con cui si è perso il contatto, che si gettano perché ritenuti non più utili od interessanti, per questo occorre adoperarsi per ricostruire un legame o bond con il materiale che si butta, creando oggetti interessanti e simbolici.

Tale processo di creazione di “valore” si chiama upcycling, e viene investigato da varie università, tra cui Unicam, in ambito internazionale, rivolgendosi, in particolare, agli scarti agroalimentari, che hanno un aspetto “culturale” non trascurabile, facendo parte di una filiera complessa e prestandosi particolarmente bene all'upcycling.

Chiara Galentsios, laureata in Scienze e Tecnologie della Conservazione dei Beni Culturali e del Restauro presso l’Università di Camerino (Unicam), nella sede di Ascoli Piceno, ha sviluppato una ricerca in questo campo, scegliendo come scarto di partenza le bucce di banana. Durante il suo progetto di tesi triennale in Disegno Industriale ed Ambientale, è stata seguita dai docenti Carlo Santulli e Mirco Palpacelli.

Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Basic and Applied Research International, vol. 23 n.3, col titolo “DIY bioplastic material developed from banana skin waste and aromatised for the production of bijoutry objects”, autori C. Galentsios, C. Santulli ed M. Palpacelli.

Chiara Galentsios, che ha origini italo-greche, così racconta la sua esperienza: “Tra tutti i miei esperimenti ho scelto questo materiale con specifiche caratteristiche per realizzare il mio progetto. Esse sono: buona consistenza, particolare colorazione, una buona resistenza nel tempo e una vasta possibilità di personalizzazione. La mia ricerca propone un possibile utilizzo di un rifiuto molto diffuso nel settore agricolo e alimentare, come le bucce di banana, per la fabbricazione di un materiale biocomposito, adatto alla produzione di piccoli oggetti di design, in particolare a una collezione di articoli di bigiotteria, che comprende una serie di oggetti, in particolare parure, ciondoli ed orecchini. Ho chiamato questo materiale 'Banpur', ho accoppiato il rifiuto, cioè le bucce di banana, nel modo più ‘leggero’ e naturale alla sua matrice a base di farina. Inoltre, ho scelto di aromatizzarlo con essenze provenienti dalla Grecia, viste le mie origini, nel tentativo di caratterizzarlo e, in particolare, consentendo al materiale di essere il più possibile personalizzato per l'uso. E così alle bucce di banane ho addizionato via via vari ingredienti naturali di origine greca, dal tipico distillato ad alta gradazione alcolica,’Ouzo’, alla mastika, resina ottenuta dal lentisco”.

Nella foto si nota una vista d'insieme degli oggetti di bigiotteria, un'immagine al microscopio della superficie “legnosa” del materiale ottenuto ed una caratterizzazione espressivo-sensoriale effettuata sull'esempio di quanto investigato da ricercatori, come Elvin Karana della Technical University of Delft, in Olanda, per chiarire la “personalità” del materiale ottenuto.

Il Banpur è stato caratterizzato attraverso prove meccaniche, svolte presso l’Istituto Tecnico Superiore “Fermi-Sacconi-Ceci” di Ascoli Piceno, con l'apporto del professor Renato Marchetti e del tecnico Alessio Guerrieri. Le immagini al microscopio sono state ottenute grazie alla collaborazione del Laboratorio di Diagnostica per il Restauro di Unicam, in particolare da Giuseppe Di Girolami e Paolo Cinaglia, mentre la caratterizzazione espressivo-sensoriale è stata realizzata con la collaborazione di Maria Francesca Zerani.

Lo studio sulle possibilità offerte dalle bucce di banana nell'ambito dei materiali bio da parte di Unicam prosegue, in collaborazione anche con la University of Plymouth, grazie allo stage di Achille Ferrante, che evolverà in un'altra tesi su altri aspetti di questo interessante scarto.

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