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Venerdì, 29 Mar 2024

L’Ente Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, istituito con Dpr 21 maggio 2001, si estende nel territorio di 13 comuni (Bagnone, Filattiera, Fivizzano, Licciana Nardi, Monchio delle Corti, San Romano in Garfagnana, Sillano Giuncugnano, Ventasso, Villa Collemandina, Villa Minozzo) distribuiti tra le province di Lucca, Massa Carrara, Reggio Emilia, Parma, appartenenti alle Regioni Toscana ed Emilia-Romagna.

L’Ente ha più sedi, la più importante delle quali è ubicata in località Sassalbo di Fivizzano.

Nel parco sono compresi 16 siti, fra Sic (Siti di interesse comunitario) e Zps (Zone di protezione speciale). L’area fa parte dal 2015 anche della rete delle Riserve di biosfera Mab (Man and the biosphere) dell’Unesco.

Dalla Relazione della Corte dei conti sul risultato del controllo sulla gestione finanziaria 2018 dei 22 Enti parco nazionali, trasmessa alle Presidenze del Parlamento lo scorso 9 luglio, si apprende che, con riguardo agli strumenti di programmazione, il Consiglio direttivo dell’Ente, fin da luglio 2009, ha approvato il Piano per il parco, previo parere favorevole della Comunità dello stesso parco, ma che, a tutt’oggi, non è intervenuta la definitiva approvazione da parte delle regioni interessate (Toscana ed Emilia-Romagna).

Il Regolamento del parco si trova ancora in fase di approvazione presso l’Ente, mentre sul Piano Pluriennale Economico Sociale (PPES), approvato dalla Comunità del parco, il Consiglio direttivo ha espresso la propria valutazione favorevole a dicembre 2010 ma, ad oggi, non risulta ancora intervenuta l’approvazione da parte delle regioni interessate.

Lo statuto, invece, è stato approvato nel 2013 con decreto del Ministero dell’ambiente, nel rispetto delle prescrizioni dettate dal Dpr 73/2013.

Il Presidente, nominato con decreto ministeriale a marzo 2012, è stato confermato nell’incarico a giugno 2017.

Il Consiglio direttivo è stato ricostituito con decreto a dicembre 2014; dalla data di scadenza del mandato quinquennale è iniziato il periodo di prorogatio. La Giunta esecutiva, in carica nell’esercizio 2018, è stata nominata dal Consiglio direttivo ad aprile 2016.

Regolarmente costituiti e operativi anche il Collegio dei revisori dei conti e la Comunità del Parco, di cui sono membri i presidenti delle regioni e delle province, i sindaci dei comuni e i presidenti delle comunità montane nei cui territori sono ricomprese le aree dello stesso parco.

Per lo svolgimento dei compiti istituzionali l’Ente si avvale di 16 unità appartenenti al Coordinamento Territoriale Carabinieri per l'Ambiente, mentre le unità di personale civile alle dipendenze dirette del Parco sono 7, di cui una a tempo determinato,

Il Direttore attualmente in carica è stato nominato a giugno 2015 con decreto ministeriale, con trattamento retributivo fissato dal ccnl enti pubblici non economici per il personale inquadrato nell’Area VI – Dirigenza.

Quanto all’attività istituzionale, l’Ente è stato impegnato in diversi progetti, aventi sia valenza internazionale (LifeMirco, LifeBarbie, Life+Eremita, Interreg Ceeto) che nazionale, nell’ambito della programmazione dei finanziamenti UE 2014-2020 assegnati alla Regione Emilia-Romagna (ristrutturazione dell’eremo di Bismantova; ripristino delle foreste danneggiate da incendi, calamità naturali e eventi catastrofici; investimenti diretti ad accrescere la resilienza ed il pregio ambientale degli ecosistemi forestali, valorizzazione delle risorse artistiche, culturali ed ambientali), sia finanziati con fondi propri (Neve natura 2018, Menù a km 0, Autunno d’Appennino 2018).

Sempre dalla stessa Relazione della Corte dei conti, si apprende che l’Ente, nel corso dell’esercizio esaminato, non ha instaurato alcun contenzioso, particolare per il quale - a nostro avviso - il Parco dell’Appennino Tosco-Emiliano merita un convinto bonus!

Il risultato della gestione finanziaria ha fatto registrare un disavanzo pari a euro 134.137 (+8383 euro, nel 2017). Tale risultato è ascrivibile sia alla diminuzione dell’avanzo della gestione corrente (-31,2%), quest’ultimo pari a 276.817 euro, che all’aumento del saldo negativo in conto capitale, che si assesta sul valore di 410.954 euro.

I trasferimenti statali, pari a 1.875.668 euro, rappresentano l’86,6 per cento del totale delle entrate correnti e sono costituiti esclusivamente dal contributo ordinario del Ministero dell’ambiente.

I finanziamenti da parte di altri enti del settore pubblico (tra i quali, un contributo della Camera di commercio di Reggio Emilia di 45.000 euro per un progetto in materia di turismo e un contributo dell’Apt di Rimini di 40.000 euro, finalizzato alla valorizzazione e promozione del parco) ammontano complessivamente a 95.057 euro, in diminuzione di poco più di 16 punti percentuali rispetto al 2017.

Le entrate proprie derivanti dalla vendita di beni e prestazioni di servizi sono state pari a euro 9.333, con una flessione del 53,7 per cento rispetto all’esercizio recedente.

Le entrate in conto capitale hanno registrato un consistente aumento rispetto al 2017, passando da 754.287 euro a 1.036.355 euro, per effetto quasi integralmente dei finanziamenti regionali a valere sul Programma di Svilppo Rurale (PSR) 2014-2020, ammontanti a 1,02 milioni di euro.

La spesa per il personale, in crescita del 10,8% rispetto al 2017, è stata pari a 381.411 euro, incidendo in misura del 20,2 per cento sul totale delle spese correnti.

Le spese per le prestazioni istituzionali (incidenza del 53,8%) sono pari a 1.015.510 euro, dato questo in flessione rispetto al precedente esercizio finanziario (-13,8%).

Tra le singole voci delle predette spese istituzionali, quella che ha fatto segnare il maggior incremento è rappresentata dalla “tutela e manutenzione del parco, della flora, della fauna e dell’ambiente naturale” (euro 149.380 nel 2018, a fronte di euro 59.915, nel 2017), con un incremento del 149,3 per cento. La contrazione maggiore, invece, si è registrata a carico della voce di spesa per la tutela della Biodiversità, con -89,5 per cento (da 209.999 euro nel 2017 ad appena 22.000, nel 2018).

In conclusione, ci sembra che quella dell’Ente esaminato dalla Corte dei conti sia stata una gestione oculata, senza criticità, come dovrebbero essere quelle di ogni ente finanziato con risorse pubbliche.

(4 - continua)

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