di Antonio Del Gatto
Dopo le circolari della Funzione Pubblica e dell’Inps dell’8 e del 14 marzo scorso, è ora la volta dell’ex Inpdap, col messaggio n. 8381 del 15 maggio, a dire la sua in materia di collocamento in quiescenza dei dipendenti pubblici.
L’Istituto previdenziale sembra mettere la parola fine su due questioni che, di recente, hanno sollevato forti dubbi interpretativi all’interno degli enti. Innazitutto, per l’Inpdap, il personale che alla data del 31 dicembre 2011 ha maturato il diritto a pensione, va collocato d’ufficio in quiescenza al compimento del 65° anno di età, così confermando l’orientamento di alcuni enti, con in testa il Cnr. Vanno fatti salvi, comunque, i trattenimenti in servizio autorizzati dall’amministrazione.
L’Inpdap, con il medesimo messaggio, è intervenuto anche nella questione della risoluzione unilaterale da parte dell’amministrazione del rapporto di lavoro nei confronti di coloro che hanno maturato al 31 dicembre 2011 una contribuzione complessiva di 40 anni.
Tale opzione, introdotta dalla legge 133/2008 e prorogata fino al 2014 dalla legge 148/2011, è stata nuovamente confermata dall’Inpdap.