di Biancamaria Gentili
Con uno dei tanti criticati provvedimenti adottati dal governo con lo strumento del decreto legge (n. 95/2012), i tecnici Monti, Fornero, Patroni Griffi & co. hanno deciso di dare una prima sforbiciata agli organici delle pubbliche amministrazioni.
Nel mirino del “barbieri” di Palazzo Chigi, dopo una serie di conti e verifiche, sono finiti 7416 dipendenti che, entro la fine del 2014, verranno espulsi dal posto di lavoro, con un risparmio presunto di circa 300 milioni di euro.
E’ la prima volta che ciò accade, ma potrebbe non essere l’ultima, visto che nessuna, ma proprio nessuna delle forze politiche impegnate nell’ultima campagna elettorale ha preso posizione sulla delicata questione.
Il 23 gennaio scorso, la presidenza del consiglio si è affrettata a emanare tre decreti attuativi della riduzione degli organici che coinvolgono, per ora, nove ministeri, ventuno enti di ricerca, venti enti pubblici non economici.
Toccherà adesso agli enti individuare nominativamente il personale “in eccedenza”, seguendo le istruzioni dettate con la circolare della Funzione Pubblica n. 10/2012.
I dipendenti inseriti nella black list, se in possesso dei prescritti requisiti, seguiranno la via del pensionamento anticipato.
Ma è proprio sui requisiti che, forse per rendere meno amara l’uscita dal mondo del lavoro, il governo, bontà sua, ha previsto una sorta di zuccherino per i soprannumerari, che potranno accedere al pensionamento con i requisiti previgenti alla legge Fornero.
Per essi sarà ancora valido il sistema delle quote, per cui, ad esempio, un “esuberato” sessantunenne al 1° gennaio 2013, con 36 anni di contributi, potrà essere collocato in quiescenza anticipata alla data del 1° gennaio 2014, senza attendere i 41 anni e cinque mesi di contributi (se donna) o i 42 e 5 mesi (se uomo).
Resta il fatto, però, che a quanti verranno posti in esubero sarà negato il diritto di raggiungere il massimo della contribuzione o di essere collocati in pensione di vecchiaia a 66 anni e tre mesi.