di Gaspare Pepe
Tutto si doveva risolvere entro il 7 gennaio 2013, con la pubblicazione della graduatoria dei 950 dipendenti pubblici che, avendo totalizzato 35 anni di contributi, avvalendosi di una disposizione legislativa (art. 72, legge n. 133/2008), avendo chiesto e ottenuto di essere collocati in esonero dal servizio entro il 4 dicembre 2011, avevano titolo per essere posti in quiescenza con i requisiti della normativa previgente alla “tragica” riforma Fornero (legge 214/2011).
A distanza di due mesi dalla scadenza del termine fissato dal ministero del lavoro, della graduatoria nessuna traccia: tutto sembra in alto mare.
Secondo fonti ministeriali, a causare l’incredibile ritardo sarebbe stato il farraginoso meccanismo messo in piedi dal dicastero della Fornero che, anziché far affluire a Roma le domande dei lavoratori interessati, le ha fatte indirizzare alle 95 Direzioni territoriali del lavoro, dove sono state costituite altrettante commissioni che, in molti casi, non solo avrebbero trasmesso i verbali al ministero con grave ritardo, ma avrebbero altresì commesso non pochi errori.
In particolare, alcune Direzioni territoriali avrebbero dato il loro ok a lavoratori esclusi dall’istituto dell’esonero, come quelli in forza agli enti locali, alle regioni, alla sanità o alla scuola.
Insomma, si sarebbe creato l’ennesimo pasticcio burocratico al quale l’Inps (ex Inpdap), con lentezza, sta cercando di porre rimedio.
A farne le spese, sono al momento i dipendenti pubblici esonerati che hanno già maturato o che stanno per maturare il diritto alla quiescenza ma che restano al palo, in attesa del disco verde da parte dell’Istituto previdenziale.
Si tratta dell’ennesima dimostrazione della fallimentare e dannosa esperienza del governo Monti e dell’attività “riformatrice” di Elsa Fornero.