di Pietro Perrino*
Il 13 dicembre scorso, il Tribunale UE ha annullato le autorizzazioni della Commissione europea all'immissione in commercio della patata transgenica Amflora, in quanto sono state violate le procedure dell’UE.
Per chi è contro gli organismi geneticamente modificati (OGM), è una vittoria?
Vediamolo.
In Europa gli OGM possono essere emessi nell’ambiente (coltivati) o immessi in commercio (usati nella catena alimentare) solo se autorizzati. Le procedure sono disciplinate rispettivamente dalla direttiva 2001/18/CE e dal regolamento (CE) n. 1829/2003.
Nel primo caso (coltivazione), l’autorizzazione spetta allo Stato Membro, anche se, ove l'autorizzazione sia rilasciata, gli altri Stati membri e la Commissione UE possono opporsi.
Nel secondo caso (uso alimentare), l’autorizzazione spetta all’UE.
La decisione definitiva è adottata dalla Commissione o dal Consiglio, sulla base dei pareri scientifici dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). All’uopo, la Commissione è assistita da due Comitati (ambiente e alimentazione), i cui membri esprimono il loro parere, sentito quello dell’EFSA. Se il parere del Comitato competente è positivo, la Commissione rilascia l’autorizzazione; se è negativo oppure non risponde, si rivolge al Consiglio, che può essere favorevole o contrario. Il silenzio vale come assenso.
Questa procedura nel caso in questione non è stata rispettata.
Infatti, nel 2003, dopo anni di tentativi, la Società BASF chiese alle autorità svedesi di autorizzare l’immissione in commercio della patata Amflora per la coltivazione e l’utilizzo a fini industriali e, poiché vari Stati si opposero, la decisione fu rimessa all’UE alla quale la BASF aveva, comunque, fatto la stessa richiesta.
La Commissione, avendo ricevuto alcuni pareri favorevoli da parte dell’EFSA, sottopose le proposte di autorizzazione ai Comitati e al Consiglio e, non avendo ricevuto risposte, avrebbe potuto rilasciare le autorizzazioni. Ma non lo fece perché tra i vari pareri dell’EFSA vi erano alcune incoerenze. Per questo decise di consultare nuovamente l’EFSA.
Questa, nel 2009, confermò che l’Amflora non presentava rischi e, con qualche modifica, avanzò una nuova proposta, che la Commissione avrebbe dovuto sottoporre nuovamente ai Comitati e al Consiglio. Ma non lo fece e il 2 marzo 2010 rilasciò alla BASF le autorizzazioni alla coltivazione e al consumo di Amflora, così violando le procedure.
Il 27 maggio 2010, l’Ungheria, come Stato membro, fece ricorso al Tribunale UE, chiedendo di annullare le decisioni della Commissione. Francia, Lussemburgo, Austria e Polonia la sostennero.
La sentenza del 13 dicembre 2013 ha annullato le decisioni della Commissione.
Ma attenzione!
Entro due mesi la sentenza può essere impugnata. Allora, è vera vittoria? Conoscendo il potere delle multinazionali, non c’è da essere ottimisti. Non è vittoria scientifica, anche se la scienza inserita nelle norme dice che se l’Amflora è un OGM e contiene i geni per la resistenza agli antibiotici non deve essere immessa nell’ambiente e nella catena alimentare.
Dal 2010 l’Amflora ha diffuso la resistenza agli antibiotici.
Chi paga i danni?
*già direttore dell’Istituto di genetica vegetale del Cnr