In campo astronomico, le donne sono state numerose fino al Settecento, quando l’astronomia era un’attività artigianale, a conduzione familiare. Lo studio del cielo avveniva in Osservatori costruiti nelle case, dove le donne collaboravano come assistenti dei familiari.
Alcune di loro, dopo un periodo di apprendistato, continuavano da sole le osservazioni. Appena il mestiere di astronomo venne istituzionalizzato, le donne furono escluse dalla professione perché, per accedervi, venne richiesto un titolo accademico.
L'astronoma polacca Maria Cunitz, vissuta nel Seicento, fu incoraggiata a dedicarsi agli studi astronomici dal marito, medico molto più vecchio di lei e astronomo dilettante.
Studiò le teorie di Keplero sul moto ellittico dei pianeti intorno al sole e pubblicò Urania Propitia, un testo in cui raccolse le sue osservazioni e alcune correzioni proprio alle effemeridi di Keplero, le tabelle dei dati che indicano la posizione degli astri nel cielo.
Il titolo del suo libro è un omaggio ad Urania, musa dell’Astronomia. Grazie alla sua cultura eccezionale, venne soprannominata la seconda Ipazia.
In alto, statua di Maria Cunitz a Swidnica, Polonia.
Per saperne di più sulle astronome: “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie", Ledizioni 2023.
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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