di Roberto Tomei
Federalismo è termine entrato nel dibattito politico e sui media soltanto da alcuni anni. Trattandosi di un concetto complesso, soprattutto per le ambiguità che lo caratterizzano, è parso utile chiarirne il significato sul piano semantico.
Federalismo deriva dal latino foedus, che sta a indicare un patto, tra stati o privati, fondato su fiducia e riconoscimento reciproci. Nella lingua tedesca, allo stesso modo, si usa Bund, da binden (legare), a indicare le leghe e confederazioni germaniche. Confederazione è anche il termine usato nella grande Enciclopedia di D'Alembert e Diderot per dire un'alleanza tra stati.
Con riferimento all'esperienza degli Stati Uniti d'America e della Svizzera (ma anche al progetto ideato dai girondini in Francia all'inizio degli anni novanta del XVIII secolo nell'ambito della Rivoluzione francese), i termini federalism e fédéralisme, qualificati come neologismi, compaiono nei vocabolari di lingua inglese e francese soltanto intorno alla metà dell'Ottocento.
Il termine nasce durante i lavori della Convenzione di Filadelfia e viene usato promiscuamente con quello di confederazione, ma non compare poi più nella Costituzione degli Stati Uniti, che è l'esito di un compromesso tra diverse correnti politiche, nessuna delle quali peraltro pensava a una soluzione federale, coerentemente, del resto, con i modelli istituzionali allora disponibili, ossia lo stato unitario e l'alleanza fra stati sovrani, cioè la confederazione, senza limitazioni della sovranità degli stati.
La nuova entità politica viene designata come federazione soltanto dopo l'entrata in vigore della Costituzione. La federazione è "un'associazione di due o più stati in un unico stato"(Hamilton), in cui l'autorità dell'unione si estende ai singoli cittadini. All'origine, il federalismo ha dunque valenza unitaria, onde i federalisti si contrapporranno, in difesa dello stato unitario, ai "confederati" nello scontro che culminerà con la secessione degli Stati del Sud e la guerra civile.
Nella Francia rivoluzionaria, nello stesso periodo, viceversa, il contrasto fra i giacobini, difensori dell'unità e indivisibilità della Repubblica, e i girondini, federalisti e decentralizzatori, mostra come il federalismo possa avere un contenuto totalmente diverso, anzi opposto a quello prima evidenziato, in quanto assetto istituzionale finalizzato a valorizzare l'autonomia e l'autogoverno locale. Sin dalle origini, dunque, il termine federalismo porta in sé un'ambiguità di fondo, in quanto funzionale tanto ad unificare realtà distinte che a dividere realtà prima accentrate.
Ciò nonostante, il federalismo si è rivelato una formula di grande successo, sul piano sia politico che giuridico. L'esempio degli Stati Uniti ha fatto scuola un po' dovunque e c'è chi sostiene che oltre il 40% dell'umanità viva oggi in paesi retti da regimi formalmente federali.
E' evidente, però, che è difficile riportare sotto un unico denominatore le diverse realtà "federali" sparse nei cinque continenti (dalla Svizzera al Canada, al Brasile), tanto più che nel secolo scorso c'è stato un vero plebiscito per il federalismo, che ha "conquistato" paesi come il Belgio e l'India, la Malaysia e il Sudafrica.
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