Chi era già adulto alla fine del millennio ricorderà con un brivido l’ondata di panico che seguì all’euforia tecnologica generata dalla rivoluzione di Internet, quando sembrava che bastasse avere una qualunque idea hi tech per raccogliere capitali e le azioni di queste compagnie volavano alle stelle.
Nacque persino la New Economy, colpo di genio di qualche sconosciuto spin doctor, che durò lo spazio di qualche titolo di giornale. Finché, appunto, l’euforia divenne panico.
Come i tulipani olandesi del seicento, le azioni di questi geni del computer si svalutarono nell’arco di pochi giorni, lasciando sul lastrico un sacco di risparmiatori e costringendo la Fed a inaugurare una politica di tassi rasoterra che ci avrebbe tenuto compagnia per un ventennio.
La storia non si ripete mai, ovviamente. Però le quotazioni di oggi delle dotcom somigliano a quelle dell’epoca. A quel tempo era una bolla, che scoppiò con grande fragore. Oggi chissà. Qualcuno coltiva questo timore. E le bolle, si sa, a volte riscoppiano.
Maurizio Sgroi
giornalista socioeconomico
autore del libro “La storia della ricchezza”
coautore del libro “Il ritmo della libertà”
Twitter @maitre_a_panZ