Le ultime statistiche sulle liquidità internazionale diffuse dalla Bis di Basilea, relative al terzo trimestre dl 2024, confermano che il credito transfrontaliero, di origine bancaria e non bancaria, gode ancora di ottima salute. Le fibrillazioni che già in quei mesi agitavano il commercio internazionale, del quale – giova ricordarlo – spesso i flussi finanziari sono semplici controparti, sembrano per il momento non influire sugli scambi di denaro.
In particolare, una quota importante di questi scambi hanno visto come protagonista il settore finanziario non bancario, da tempo divenuto uno dei grandi player della globalizzazione finanziaria.
In sostanza, scrive la Bis, il settore non bancario è diventato il principale prenditore di prestiti del settore bancario, mentre i prestiti fra banche rimangono moderati.
I crediti transfrontalieri sono aumentati di 629 miliardi, nel terzo trimestre (+3,4% su base annua) e in larga parte sono andati ai prenditori, quindi per lo più soggetti finanziari non bancari, nelle economia avanzate. Parliamo di un tasso di crescita per queste regioni del 7,1%, il più elevato dal primo trimestre 2020, che si confronta con il +3,8% registrato dalle economie emergenti, nonostante la contrazione dei prestiti verso la Cina.
Un altro dato che conviene sempre tenere d’occhio è quello relativo alla denominazione dei crediti, e, in particolare, di quello in dollari, che ormai ha superato quota 13,2 trilioni. Si tratta di prestiti in valuta americana effettuati fuori dagli Usa. Quindi parliamo di debitori che incorporano un rischio cambio che può divenire significativo se il dollaro andrà incontro a futuri apprezzamenti. Assai più contenute i prestiti in Euro e Yen fuori da Europa e Giappone, pari rispettivamente a 4,4 trilioni di euro (4,9 trilioni di dollari) e 64,7 trilioni di yen (453 miliardi di dollari).
La globalizzazione finanziaria procede spedita, insomma, e parla sempre più inglese. Anzi, americano. Non è certo una novità. Semmai la novità sarà scoprire se riuscirà a resistere al terremoto Trump.
Maurizio Sgroi
giornalista socioeconomico
autore del libro “La storia della ricchezza”
coautore del libro “Il ritmo della libertà”