di Roberto Tomei
Due mesi fa nell’articolo del Foglietto titolato “Istat: la consigliera di fiducia, il mobbing e la sintassi”, scrivevamo, tra l’altro, “che accade spesso che coloro che si rivolgono alla Consigliera, nulla vengano a sapere della “soluzione soddisfacente del caso", per giungere alla quale hanno magari posto "in essere gli atti e comportamenti" opportuni e/o necessari, sicché uno dei primi ostacoli da superare per verificare la sussistenza del mobbing è proprio di venirlo a sapere dalla Consigliera stessa, estraendolo dallo scrigno dei suoi segreti”.
Al rilievo da noi mosso sembrano aver fatto orecchie da mercante sia la Consigliera che i vertici dell’ente statistico, se è vero, come è, che nessuna risposta è stata data alle legittime, inequivocabili e reiterate richieste, avanzate da alcuni dipendenti in forza all’Ufficio territoriale Istat per la Campania, volte a conoscere l’esito dell’attività dispiegata dalla medesima in ordine alle vicende segnalate.
A dire il vero, un riscontro, seppur tardivo non meno che paradossale, i dipendenti all’ennesima richiesta l’hanno avuto il 17 gennaio scorso, ma in questi esatti termini:
“Buongiorno a tutti voi, intanto volevo chiedervi come stanno procedendo le cose lì a Napoli dopo i nostri incontri. La relazione ve la invierò appena riceverò vostre notizie al riguardo. Cordiali saluti. Alessandra Menelao”.
E’ chiaro a tutti che la relazione deve precedere, e non seguire, qualsivoglia cortese richiesta di notizie sull’auspicato ritorno di un clima di serenità all’interno dell’Ufficio. Si spiega così perché coloro che, dopo essere stati ascoltati per ben due volte dalla Consigliera, e che già da mesi avevano avanzato la richiesta di acquisire la benedetta relazione conclusiva della Consigliera medesima, non hanno trovato di meglio, nei giorni scorsi, che aggrapparsi alla ciambella di salvataggio dell’istanza di accesso agli atti, ex lege n. 241/90.
A questo punto - crediamo risulti chiaro a chiunque - si è davanti a situazioni giuridiche soggettive, tutelate dalla legge e azionabili davanti al giudice, per cui la Consigliera si trova nella condizione di dover consentire ai lavoratori interessati di acquisire quanto richiesto.
Senza bisogno, speriamo tutti, di andare ad aggravare la già pesante situazione dei tribunali italiani.
Con l’occasione, visto che la Consigliera in un modo o nell’altro deve scrivere, se non lo ha già fatto, la relazione di cui trattasi, sarebbe il caso che continuasse ad usare la penna anche per ovviare agli “svarioni”, già segnalati nell’articolo del Foglietto richiamato in apertura, presenti nell’unica Relazione annuale riportata nella Intranet dell’Istat.
Sarebbe, comunque, opportuno che su tale incresciosa situazione qualcuno, ai vertici dell’ente, si prendesse l’incomodo di intervenire, a tutela dei diritti dei lavoratori.