La vicenda politica in corso in Francia può essere presa come cartina al tornasole dell'atteggiamento delle forze moderate europee. Un vasto e variegato mondo interno ai vari paesi europei le cui impostazioni specifiche rispondono alla storia politica di quei paesi. Un mondo che in Europa ha condotto sul piano economico e sociale le danze neoliberiste e delle politiche di austerità ipnotizzando anche la sinistra istituzionale di varia configurazione e provenienza socialista, socialdemocratica e post comunista.
La politica dei moderati ha suscitato e resuscitato le forze nazionaliste, sovraniste, xenofobe e post fasciste. Da questa constatazione bisogna partire. Macron non ha capito questa lezione.
In Francia, le elezioni del 7 luglio dell'Assemblea nazionale hanno sì premiato uno schieramento antifascista, ma se questo schieramento non trova un accordo per rovesciare quelle politiche economiche e sociali che hanno gonfiato le vele alla Le Pen, la madame nazionalista erede di Vichy tornerà più forte che pria.
Macron sta facendo di tutto per dividere il Nuovo fronte popolare (Npf) puntando sulle forze più moderate del raggruppamento di sinistra risultato primo, ma senza maggioranza assoluta, al ballottaggio che ha messo all'angolo il Rassemblement National.
Lo fa perché non è disposto a rivedere la legge sulle pensioni che ha provocato nei mesi scorsi una rivolta popolare prolungata e aborrisce l'aumento del salario minimo a 1.600 euro nonché l'aumento delle tasse per i ricchi che sono i punti qualificanti del programma del Npf.
Pur di non bere l'amaro calice della smentita della sua politica economica e sociale, è disposto ad allungare il brodo delle consultazioni facendo sorridere Marine Le Pen, accoccolata sul divano con i pop corn mentre si gusta la scena e prepara alla grande il suo ritorno sulla scena dopo gli ennesimi fallimenti dell'europeista Macron.
Dall'altra parte Melenchon, che non è tutto il Nfp, fa una mossa politica geniale per scoprire il bluff di Macron rinunciando anche all'inserimento di propri ministri nel futuro governo di sinistra, ma poi minaccia l'impeachment del presidente cosa che divide il raggruppamento di sinistra oltre a non avere nessuna possibilità parlamentare.
Quale lezione trarne?
Primo. I moderati neoliberisti hanno da comprendere che debbono accettare di cambiare e rovesciare le loro politiche economiche e sociali. Se non altro perché sono state quelle politiche a resuscitare a livello di massa nazionalismi post fascisti.
Secondo. La sinistra, che vuole uscire dall'ipnotismo subalterno al neoliberismo del capitale, deve saper giocare sulle contraddizioni nel campo avversario, non stare sulla difensiva, deve saper proporre anche un ragionevole compromesso, se non altro per isolare le posizioni oltranziste nel campo moderato.
Un compromesso che, per essere efficace, deve basarsi su un postulato non ideologico ma di realtà: se l'argine antifascista non viene nutrito da un programma di politiche economiche e sociali di impronta progressista allora sarà inadeguato al suo obiettivo strategico: tagliare l'erba popolare sotto i piedi dei post fascisti.
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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