Due giorni fa all'Onu, al Consiglio di Sicurezza, gli Stati Uniti hanno opposto il veto a una risoluzione elaborate dai 10 membri non permanenti su Gaza.
La risoluzione, partendo dalla considerazione che nella "Striscia" la situazione è diventata "catastrofica"- la Croce Rossa aveva definito la situazione "Gaza è diventata peggio dell'inferno sulla Terra -, chiedeva "la revoca immediata e incondizionata di tutte le restrizioni all’ingresso degli aiuti umanitari" e il "cessate il fuoco". L'hanno votata in 14, compresi quelli con diritto di veto (Cina, Russia, Gran Bretagna, Francia) più gli altri dieci a rotazione.
L'ambasciatrice americana Dorothy Shea ha opposto il suo veto perché “comprometterebbe gli sforzi diplomatici per raggiungere un cessate il fuoco che rifletta la realtà sul campo e rafforzerebbe Hamas”, aggiungendo che la risoluzione “traccia anche una falsa equivalenza tra Israele e Hamas”, mentre “Hamas e altri terroristi non devono avere un futuro a Gaza”.
Per cui Netanyahu può continuare tranquillamente la sua mattanza di palestinesi a Gaza, mascherata con la guerra ad Hamas, con il sostegno delle armi americane. Mentre con i terroristi di Hamas, se del caso, e con gli Houthi gli Usa trattano; e quando loro conviene fanno accordi.
Alcuni paesi "fratelli" arabi di una certa importanza qualche settimana fa hanno ben accolto Trump in cerca di buoni affari in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati arabi. Il Qatar gli ha pure regalato un aereo super confortevole.
Perché i suddetti paesi arabi, approfittando della predisposizione del Tycoon immobiliarista a considerare ogni cosa sotto il profilo della convenienza affaristica anche personale, non fanno un aut aut a Trump: o "il cessate il fuoco", a Gaza, nel quadro dei due popoli due Stati, o niente affari?
Sarebbe un modo di praticare la "fratellanza" che, nel passato, è sempre stata finta e inconcludente.
Aldo Pirone
scrittore e editorialista
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