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Mercoledì, 03 Lug 2024

Si spengono le luci nell’aula della Corte d’appello di L’Aquila dove nell’arco di un mese si è celebrato il processo di appello ai sette imputati di omicidio colposo, in relazione al terremoto che il 6 aprile 2009 provocò 309 vittime e più di 1500 feriti.

Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Gian Miche Calvi, Mauro Dolce, Claudio Eva e Giulio Selvaggi, che avevano partecipato alla riunione della Commissione grandi rischi tenutasi a L’Aquila sei giorni prima del tragico sisma, erano stati ritenuti responsabili  di distorta comunicazione del rischio; carente e fuorviante informazione; negligenza e condannati in primo grado a sei anni di reclusione, mentre nel pomeriggio di ieri sono stati tutti assolti, ad esclusione dell’ex vice capo della Protezione Civile ed attuale presidente dell'Ispra, De Bernardinis, condannato a due anni di reclusione (pena sospesa e non menzione) per le accuse di omicidio colposo e lesioni colpose con riferimento ad alcune delle vittime, mentre è stato assolto per le stesse accuse nei confronti di altri morti del sisma, i cui familiari si sono costituiti parte civile.

Nel corso della udienza del 10 ottobre, di apertura del processo d’appello, alla quale eravamo presenti, dopo aver ascoltato sia la lunga e dettagliata relazione introduttiva del presidente della Corte, che aveva sintetizzato le quasi mille pagine della sentenza di condanna inflitta dal Tribunale agli imputati il 22 ottobre 2012, sia la requisitoria del Procuratore generale, ci eravamo fatti l’idea, riportata nell’articolo del Foglietto del 14 ottobre, che le accuse fossero decisamente insufficienti per giustificare una condanna e che forse sul banco degli imputati dovevano esserci altri soggetti, in primis coloro che nel corso del tempo avevano permesso che si costruisse su suoli che, per la loro conformazione, non potevano e non dovevano essere edificabili.

Il verdetto d’appello, nel travolgere la sentenza di primo grado, sembra abbia sostanzialmente confermato la nostra idea, anche se bisognerà aspettare 90 giorni per conoscere le motivazioni.

Siamo forse all’epilogo di una vicenda triste e drammatica che, come abbiamo già avuto modo di scrivere, non ha né vinti né vincitori. Ma soltanto tanto dolore, per tutte le parti in causa, tra le quali Enzo Boschi, scienziato di grande valore e – solo per inciso – editorialista del Foglietto, della cui profonda sofferenza siamo stati diretti testimoni in questi due anni e al quale va l’abbraccio della nostra redazione.

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