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Mercoledì, 03 Lug 2024

Quando si comunica una ricerca che coinvolge soprattutto patologie gravi che impattano sulla emotività delle persone, gli aspetti etici divengono particolarmente delicati e di difficile comunicazione.

Dovendo ragionare su dei modelli di legge, il dibattito in Italia, anche solo a livello politico, è pressoché impossibile. L'argomento, dovrebbe però essere un must di prima linea nei temi del giorno della politica, che spesso, invece, interviene a gamba tesa e impedendo, con i suoi pregiudizi, la parola di esperti nel campo della ricerca scientifica; eppure, gli scienziati hanno un ruolo determinante nella crescita sociale.

Da troppo tempo il legislatore italiano non riesce ad affrontare un dibattito organico sulla bioetica. Un argomento molto spinoso. Di qui l'urgenza di buone regole e buona informazione su etica, bioetica, scienza, società e integrazione e leggi.

Per cercare di fare chiarezza, abbiamo posto alcune domande al famoso genetista Edoardo Boncinelli, che ringraziamo molto per la sua disponibilità.

Professore, quali dovrebbero essere i principi guida in bioetica di fronte alle nuove sfide quali la maternità surrogata, medicina genomica, diritto alla salute, interdisciplinarietà della ricerca biomedica?

La bioetica ha due problemi di fondo. Chi la coltiva dovrebbe sapere molte cose di biologia, e dovrebbe chiarire bene che cosa significa “etica”, ma in genere non si realizza nessuna delle due condizioni. La biologia si può studiare, anche se i suoi avanzamenti sono talmente rapidi che è difficile tenergli dietro. Il problema dell’etica è più serio. Su cosa si basa? Su quali principi si fonda? Già andrebbe bene se esistessero due etiche, una laica e una cattolica. Purtroppo, però, non esiste neppure un’unica etica cattolica, mentre le etiche laiche sono molto numerose. Se le etiche sono diverse, analogamente le bioetiche saranno diverse. Quindi le risposte dipendono dalla persona alla quale si rivolgono le domande.

L’epidemia da virus Ebola nel West Africa è stata definita dall’OMS una emergenza sanitaria internazionale. Di conseguenza, una serie di questioni bioetiche sono state bypassate per favorire la ricerca vaccinale contro il virus. Considerato che il mondo globalizzato è esposto a frequenti rischi epidemici di portata internazionale, come è possibile implementare gli imperativi bioetici in un tale contesto?

Mi sono già espresso sui problemi della bioetica. Una direttiva certamente valida è quella di favorire il benessere psicofisico del maggior numero possibile di esseri umani, quali che siano le condizioni al contorno. Un altro imperativo non in discussione è che i potenziali pazienti siano in buone condizioni, anche prima dell’infezione, cioè ben nutriti e in condizioni igieniche idonee. Purtroppo in Africa questo non è affatto garantito. Occorre quindi inquadrare i problemi in un quadro di riferimento piuttosto ampio.

Quali le sfide principali della bioetica dovute agli enormi progressi tecnologici nell'ambito della biologia molecolare osservati negli ultimi anni?

Il problema, certamente più serio, è l’imminente modificazione genetica del nostro genoma. Tecnicamente siamo quasi in condizione di farlo e prima o poi succederà, ma questo pone seri problemi biologici e etici, soprattutto perché la procedura potrebbe non essere reversibile. Occorre quindi procedere con molta attenzione e lungimiranza. E data l’importanza della questione, i cittadini di tutto il mondo dovrebbero discutere e partecipare a queste scelte.

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