Il “Premio internazionale Alexander Langer 2024” è stato assegnato alla cooperazione tra due organizzazioni di volontariato: la palestinese Youth Of Sumud (“Gioventù della Perseveranza”) e la israeliana Ta'ayush (“Vivere insieme”).
La prima è impegnata nella resistenza palestinese non violenta a Hebron, in Cisgiordania, mentre la seconda nella coesistenza pacifica tra palestinesi e israeliani. Nonostante le intimidazioni, le violenze e gli arresti, gli attivisti lavorano per attirare l’attenzione sulle politiche di occupazione israeliane, che violano il diritto internazionale, per aiutare i pastori e gli agricoltori a proteggere i loro campi e le loro mandrie e per garantire agli scolari un percorso sicuro per andare a scuola.
Entrambe le organizzazioni svolgono lavoro di documentazione con riprese fotografiche e video degli abusi che la popolazione palestinese subisce ripetutamente.
Nel 2018, nel comitato scientifico della Fondazione partecipai alla premiazione del palestinse Muhanad Alkharaz e della israeliana Shira Leon (con me nelle foto a fianco), entrambi allievi dell'Arava Institute, isola di pace interetnica. L’istituto di ricerca studia, in particolare, la gestione e la conservazione dell’energia e dell’acqua, risorse essenziali per la vita di tutte le comunità, cercando soluzioni transfrontaliere e promuovendo la collaborazione ambientale tra Israele, Giordania e Palestina.
Si diceva che solo la collaborazione avrebbe potuto salvare la pace e l’ambiente e che la pressione ambientale avrebbe potuto convincere che accordo e convivenza pacifica sarebbero più produttivi del conflitto. Per adesso vince l'accaparramento delle risorse idriche da parte dei coloni ebrei: 550 litri per colono/giorno d'acqua corrente gratuita e 35 litri per palestinese/giorno di acqua portata con mezzi precari, pagati 69/dollari a rifornimento e messa in cisterne di vetroresina collocate sui tetti. Oggi moltissimi palestinesi non hanno neppure un tetto.
Muhanad mi confidò che quando entrò per la prima volta nel Centro di Ricerca, rimase colpito da un collega coetaneo israeliano: era la prima volta che ne vedeva uno senza divisa e senza fucile! Ed era praticamente uguale a lui.
La guerra continua con stragi e lutti inenarrabili perpetrati anche con le armi che l'Italia vende vergognosamente a Israele in odio all'art. 11 della Costituzione.
Noi non possiamo fare altro che continuare in "quel che era giusto".
Giovanni Damiani
Già Direttore di Anpa e già Direttore tecnico di Arta Abruzzo