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Venerdì, 18 Apr 2025

Sick of Myself , regia di Kristoffer Borgli, con Eirik Sæther, Kristine Kujath Thorp, Fanny Vaager, Sarah Francesca Brænne; Genere: Commedia; Norvegia, 2022; Durata: 97’; nei cinema dal 5 ottobre 2023; distribuito da Wanted; consigli per la visione di bambini e ragazzi: +14.

Recensione di Anna Sofia Caira

Sick of Myself è una commedia “horror” del 2022, scritta, diretta e montata da Kristoffer Borgli. Il film è stato presentato in anteprima nella sezione "Un Certain Regard" del 75esimo Festival di Cannes ed è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane da Wanted solo a partire dal 5 ottobre 2023.

La protagonista è Signe (Kristine Kujath Thorp), una barista egocentrica e narcisista con un bisogno malato di stare al centro dell’attenzione. Vive con Thomas (Eirik Sæther), il suo fidanzato, un artista che usa solo materiale rubato per le sue opere, e quando si rende conto che il suo successo le sta rubando la scena, nonostante tutte le malattie o disturbi inventati, decide di assumere dei farmaci illegali, per procurarsi una malattia visibile a tutti affinché gli altri si accorgano di lei.

Si tratta di una commedia “non romantica”: Signe vive, infatti, della sua relazione, all’interno della quale, però, non è la coppia a prevalere quanto le due singole individualità in una continua competizione malata, tossica che alla fine sfugge al controllo di lei.

La pellicola induce a una riflessione spietata sulla società contemporanea: sull’arte come effimero prodotto di consumo, ma soprattutto sui cinque minuti di fama nell’era dei social media a cui si aspira disperatamente. Un’epoca in cui esistiamo solo se abbiamo un pubblico, solo se tutti conoscono la nostra storia, in cui lo spazio dell’attenzione non può essere condiviso, ma tutti i riflettori ci devono essere puntati addosso.

È impossibile provare compassione per Signe, che per 95 minuti mantiene un atteggiamento indecoroso e privo di qualsiasi moralità. Signe ci disgusta eppure la capiamo: racchiude in sé, infatti, tutti i mali del mondo contemporaneo. Vuole solo essere guardata, compatita, cercata e forse il mal di stomaco che inevitabilmente provocano alcune scene è dovuto dall’amara consapevolezza che, in fondo, la distanza tra Signe e la maggior parte di noi non è poi così tanta.

Si tratta di una pellicola disturbante e difficile da dimenticare e l’interpretazione della protagonista, in un ruolo sicuramente non per tutti, è assolutamente impeccabile.

Sick of Myself è una satira intelligente, a tratti detestabile perché nessuno di noi desidera che gli venga ricordato di quei momenti in cui abbiamo sperimentato quel bisogno a tratti malato, ma comunque umano, di essere a tutti i costi riconosciuti.

Anna Sofia Caira
critica cinematografica
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