Giornale on-line fondato nel 2004

Mercoledì, 24 Lug 2024

Ero stato a Picerno alcune altre volte, in modo fugace e occasionale. Questa volta ci sono andato intenzionalmente per tentare di scriverne. Dico tentare perché c’è molta letteratura su questo paese lucano di 6000 abitanti, a 700 metri di altitudine, protetto e arricchito dal Monte Li Foj e dalle sue peculiari attrattive paesaggistiche e produttive.

E’ un paese ricco di storia (anche se controversi sono le origini e il nome), documentata dalla presenza di 15 chiese, 10 palazzi storici e fontane. Mi è stato segnalato il libro di Giuseppina Caivano Bianchini che, con tanta passione e lavoro di ricerca (attingendo anche da Tommaso Cappiello, sindaco di Picerno nel 1838), mette su carta un pregevole lavoro sul suo paese.

Per parte mia, ho detto tentare di scrivere perché in poche migliaia di battute non si può trattare delle valenze di Picerno. E così, senza quasi aver letto niente prima, arrivo in piazza Plebiscito.

Mi sento subito a casa, osservato con curiosità non distaccata, verificando che, come scrive con cognizione di causa Cappiello, “I forestieri vi sono attirati, ed appassionati ben presto, i picernesi sono ospitali”.

Complice la dolce giornata di sole, un po’ di anziani siedono, come fossero tutti vicino allo stesso camino, al bar di fronte al palazzo del Consiglio comunale, alla farmacia e al monumento ai caduti.

Nella piazza l’imponente Palazzo Mancini. I più giovani siedono intorno ma soprattutto di fronte all’altro bar, quello all’inizio del corso Vittorio Emanuele. Siedono sui bassi gradini della Chiesa dell’Annunziata, impreziosita dalla cripta con i suoi affreschi del 1300.

Nella piazza, bastano solo pochi minuti di ammirata sosta, chiedendo notizie di chiese e palazzi, che mi ritrovo “affidato” a una signora la cui abitazione si trova sulla strada che intendo fare, quella che porta alla torre normanna, in cima al corso, verso piazza Statuto e la chiesa della Pietà.

L’architetto Filomena Carleo, questo il nome della signora che mi accompagna, abita in uno dei dieci palazzi storici di Picerno, il Palazzo Lazzari, già Carelli, del XVIII secolo, con lo stemma gentilizio sul portale dell’ingresso principale. Mi invita a visitare la sua parte del grande palazzo, diviso come spesso capita fra diversi proprietari. Dopo avermi fatto notare il grande giardino, ora comunale, di fronte al Palazzo. Ben diviso, pur nel rispetto della originale struttura, dalle sue stanze si ammira un giardino più piccolo e un inaspettato meraviglioso affaccio sulla Chiesa Madre di San Nicola, quella che, insieme con la Torre, vedevo da più angolazioni man mano che mi avvicinavo, proveniente da Tito.

Ringrazio Filomena e imbocco la scalinata che conduce a girare intorno alla Torre, la cui struttura originale venne modificata da Angioini e Aragonesi. Dalle varie angolazioni si colgono tutti gli aspetti costruttivi, dal basamento di 4 metri alla complessiva altezza di 21 metri e alla poliedricità della base alla forma cilindrica man mano che si eleva.

Alla fine del giro, diretto verso la Chiesa della Pietà, una robusta figura, baffoni folti e lunghi, perfettamente orizzontali, ampio cappello a larghe tese, scende dalla ripida stretta scalinata di casa sua. Lo saluto, gli chiedo se è rientrato dal Sud America (mi dà quest’impressione), mi risponde che no, che non si è mai mosso dal suo paese e comincia a raccontarmi della sua famiglia.

Un pezzo di strada insieme e poi vai, mi fa, io ti aspetto qui, seduto sulla panchina del belvedere di piazza Statuto, di fronte ai Carabinieri. Proprio un bel vedere! Selve di pale eoliche dalle quali volto lo sguardo per dirigerlo verso la Chiesa della Pietà a pochi passi, con i suoi due ingressi, principale e laterale. Semplice, una sola navata rettangolare, nell’abside la statua della Pietà.

Rocco, questo il suo nome, è ancora là, mi accompagna in piazza Plebiscito, si ferma al bar e io salgo lungo una strada a cubetti di porfido punteggiata da cubetti in marmo bianco fino a San Nicola che domina tutto l’abitato. Il complesso monumentale Chiesa Campanile incute rispetto dal punto di vista architettonico e religioso e commozione al ricordo dei tragici storici fatti dei quali fu testimone il 10 maggio 1799 e pei quali Picerno si guadagnò l’appellativo di Leonessa della Lucania.

Scrive Bianchini: “A Picerno, in massa la popolazione partecipa per la propria difesa, compiendo atti di eroismo. Scrive Pietro Colletta: “La piccola città di Picerno, assalita dai Borboniani, sbarrò le porte e allontanò più e più volte gli assalitori, sino a che torme più numerose andarono all’assedio, e fu stabilito che si fondessero le canne dell’organo delle chiese, poscia i piombi delle finestre in ultimo gli utensili domestici e gli strumenti di farmacia”. E Sergio De Pilato: “E quando gli abitanti che avevano esaurita ogni munizione, s’erano rifugiati nella chiesa, benché il sacerdote vestito dei sacri paramenti fosse comparsosulla porta elevando l’ostensorio, gli invasori si abbandonarono alla più crudele opera di strage e di sacrilegio”.

Settanta furono le vittime, delle quali 19 donne. Ma non solo in quell’occasione Picerno ebbe i suoi Patrioti. C’è un elenco completo fatto da Tommaso Pedio e riportato dalla Caivano Bianchini che annovera tantissimi picernesi fra i patrioti lucani. Tanti cognomi noti. Fra questi Tommaso Iacovelli e Antonio Marcantonio.

Ora, mi perdoni il lettore se non scrivo delle altre Chiese e degli altri palazzi, così come dei prodotti, degli usi e costumi di Picerno, che potrà leggere da molta documentazione o meglio ancora potrà conoscere ed apprezzare soggiornando qui qualche giorno.

Io sono qui anche per due mie ragioni: vedere il Palazzo Iacovelli e onorare la memoria di Vito Antony Marcantonio, che ho “conosciuto” leggendo il libro, bellissimo sotto molteplici aspetti, di Renato Cantore, “Harlem Italia”.

Vito Antony Marcantonio, detto Marc, era nato da Saverio (primo dei Marcantonio ad avere la cittadinanza americana) e da Angelina de Dovitiis. Saverio a 19 anni era tornato insieme con il padre Vito Antonio per impalmare Angelina che non conosceva se non per qualche scambio di lettere. Da noi al Sud questa “procedura” era normale.

Scrive Renato Cantore, a proposito di questo Vito (il primo Marcantonio emigrato nel 1881 a soli 20 anni e che poi accompagna il figlio Saverio per il matrimonio) e di suo padre Saverio (che nel 1860 si era unito ai garibaldini), e a proposito dei fatti del 1799: “Ma la fiamma della libertà, spenta in modo così brutale, era evidentemente rimasta patrimonio di questa piccola comunità se è vero che non furono pochi i picernesi che salutarono con entusiasmo i moti del Risorgimento”.

Consiglio vivamente di leggere il libro di Cantore per meglio comprendere l’emigrazione in America e riscoprire ed onorare la figura di Vito Antony Marcantonio, detto Marc in America, che con intelligenza e testardaggine propria del Sud, raggiunse per sé e per gli altri emigrati (“lazzaroni indesiderabili”, scrive Cantore) altissime mete culturali, sociali e politiche diventando avvocato e uomo politico di grande rilievo.

In piazza Plebiscito ho ammirato il murales a lui dedicato, ma confesso che ho provato profonda delusione e disagio quando, insistendo per vedere la strada intitolata a quello che considero un grande, nella speranza di vedere qualcosa di adeguato, ho trovato un paio di centinaia di metri di strada disabitata nella periferia del paese, accanto a dei ruderi. C’è sempre modo di rimediare e spero che lo si faccia.

Quanto al palazzo Iacovelli, per tornare da San Nicola a piazza Plebiscito ho percorso volutamente via Santa Lucia per vederlo, accanto a un giardino sopraelevato e con l’ingresso arricchito da un bel portale in pietra sormontato dallo stemma gentilizio. Apprendo poi (G. Caivano Bianchini) che fra i
sindaci picernesi del passato ci sono: Gerardo Iacovelli, Gerardo Iacovello, Felice Iacovelli, Tommaso Iacovelli, rispettivamente nel 1819,1825,1878,1884.

Mi piacerebbe sapere se in qualche modo qualche goccia o qualche bottiglione dei miei sei litri di sangue hanno a che fare con qualche goccia o litro del sangue che nel passato, nel corpo di un Iacovelli o Iacovello, conduceva il bestiame a fare i famosi tre giri intorno alla croce davanti a San Vito, il 15 giugno. Magari partecipando al famoso “ballo di San Vito”.

Ciao Picerno. A presto.

Vitantonio Iacoviello
Consigliere Nazionale Italia Nostra
Presidente Sezione Vulture Alto Bradano
facebook.com/vitantonio.iacoviello/
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Il testo dell'articolo è apparso sul Quotidiano del Sud del 17 aprile 2024

Gran Tour della Basilicata, articoli precedenti apparsi su IlFoglietto.it:
Gran Tour della Basilicata: Pietragalla, il paese dei 200 Palmenti
Acerenza, da dovunque arrivi, ti chiede di immortalarla
Grottole, luogo magico, nuvole trasparenti, valli e colline e calanchi
Venosa, splendito territorio ricco di tracce del passato, ceramiche e pregiati vini
Aliano, appollaiato sugli spettacolari calanchi della Basilicata, dove vive il ricordo di Carlo Levi
Stigliano, ricco di opere artistiche, leggende, moncacelli benevoli
Genzano, borgo della Lucania ricco di storia, dove Federico II amava viverci
Tolve, bellezza lucana che affonda le sue radici nel terzo millennio a.C.
Atella, suggestivo borgo lucano alle falde del Monte Vulture

empty alt

Picerno, borgo della Lucania intriso di storia e di attrattive paesaggistiche

Ero stato a Picerno alcune altre volte, in modo fugace e occasionale. Questa volta ci sono andato...
empty alt

Il peso del mattone inasprisce l’inflazione

Come nel gioco dell’oca, si ritorna sempre al punto di partenza, che nel caso dell’economia...
empty alt

Cantieri Pnrr aperti e definanziati: quale sarà la loro fine?

L’ultimo bollettino economico di Bankitalia contiene una interessante ricognizione sullo stato di...
empty alt

Gianluigi Albano, giovane ricercatore di UniPI, vince il Premio EYCA 2024

Importante riconoscimento a livello europeo per un giovane ricercatore del Dipartimento di Chimica e...
empty alt

Distrofia Muscolare di Duchenne, nuova strategia per il trattamento

Una nuova strategia per il trattamento della Distrofia Muscolare di Duchenne (DMD) basata sugli...
empty alt

“Era mio figlio”: film tormentato sui rimpianti e sulla difficoltà di lasciar andare

Era mio figlio, regia di Savi Gabizon, Diane Kruger (Alice), Richard Gere (Daniel Bloch),...

Ti piace l'informazione del Foglietto?

Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!

SOSTIENICI
Back To Top