Il 13 gennaio 2025 ci ha lasciato Gabriele Lolli (Foto a sinistra), docente di logica matematica all’Università di Torino e autore di saggi importanti, tra cui “La crisalide e la farfalla. Donne e matematica”, un testo pionieristico sul rapporto tra donne e scienza, pubblicato nel 2000.
Ho avuto il piacere di conoscerlo proprio in quell’anno, a Torino, in un incontro che ricordo con grande affetto: un confronto stimolante sulle nostre ricerche, in cui emersero la sua passione e il suo impegno nel decostruire molti stereotipi di genere.
Pur non volendo scrivere una storia delle donne matematiche, Lolli intreccia nel suo saggio riflessione e narrazione storica, mostrando come per secoli le donne siano state escluse dalla matematica e, quando vi accedevano, spesso venivano ridicolizzate o ostacolate.
Il testo si apre con una battuta agghiacciante, attribuita a Hermann Weyl (1868-1927), matematico tedesco allievo di Hilbert: “Ci sono state solo due donne matematiche nella storia, Sofja Kovalevskaja ed Emmy Noether: la prima non era una matematica, la seconda non era una donna”. Una affermazione evidentemente dettata da pregiudizi legati all’aspetto fisico più che a una valutazione oggettiva delle loro capacità.
Attraverso una solida argomentazione, Lolli smentisce il luogo comune secondo cui “le donne non sarebbero inclini al pensiero astratto” e sottolinea come la loro esclusione abbia danneggiato non solo le scienziate, ma la matematica stessa.
Critica anche l’idea della “virago”, un residuo tardottocentesco secondo cui la donna, per eccellere in matematica, doveva necessariamente perdere la sua “femminilità”. Una concezione che trova eco nel pensiero di Gino Loria (1862-1954), noto storico della matematica, il quale sosteneva che “soltanto in forza di variazioni patologiche la donna può acquistare qualità diverse da quelle che la rendono moglie, amante e madre”.
Lolli ribalta questa visione anacronistica, dimostrando che tra le matematiche ci sono state madri di sei figli e donne senza famiglia, scienziate dall’aspetto androgino e altre femminili e bellissime: il talento non ha genere né stereotipi da rispettare.
L’autore evidenzia quanto l’immagine della matematica come disciplina “maschile” abbia creato distorsioni e limitazioni. “La matematica è un investimento di passione, non un rifugio per la timidezza”, scrive, opponendosi all’idea che per riuscire bastino solo precisione e rigore, senza creatività ed estro.
Il titolo del libro riprende un’ altra affermazione di Loria: “Si direbbe che la donna, negli studi più ardui, mai cessi di essere scolara; che la larva possa bensì raggiungere lo stato di crisalide, ma le siano vietati i liberi voli della farfalla”.
Questa metafora suggeriva che le donne potessero accedere all’istruzione superiore, ma senza mai ottenere piena autonomia intellettuale e riconoscimento accademico. Tuttavia, la realtà ha dimostrato il contrario: molte donne, sfidando pregiudizi e ostacoli, hanno dato contributi fondamentali alla matematica, dimostrando che la crisalide può trasformarsi in farfalla e volare libera.
Il saggio di Lolli resta oggi di grande attualità: un invito a riflettere su come la matematica possa trarre beneficio dalla piena partecipazione di tutti, senza barriere di genere.
Per approfondire: Gabriele Lolli, “La crisalide e la farfalla. Donne e matematica” (Bollati Boringhieri, 2000).
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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