Comunicato Usi/RdB
Superficialità e mancanza di rispetto delle norme in materia di sicurezza hanno provocato un grave disagio al personale dell'Istat della sede romana di via Tuscolana (edificata trent'anni fa per ospitare mostre di mobili), che nella mattinata del 1° febbraio scorso ha accusato raucedini, nausea e mal di testa, a causa dell'utilizzo da parte della proprietà dell'immobile di vernici in un magazzino sottostante gli uffici e condotto in locazione dallo stesso Istat.
I fatti verificatisi, riportati in una puntale relazione redatta dall'RLS dell'Usi/RdB, che - nella sostanziale inerzia della dirigenza Istat - è stato tra i pochi ad attivarsi prontamente per cercare di porre rimedio all'increscioso episodio, dimostrano che la sicurezza della salute dei dipendenti dell'Istituto di statistica è fuori controllo.
Solo a distanza di tre giorni dall'accaduto, è apparso un laconico comunicato del direttore generale ad interim dell'ente per far presente che "sono in corso accertamenti tecnico-sanitari al fine di verificare la salubrità dell'ambiente di lavoro" e che "all'esito delle predette verifiche verranno tempestivamente adottate tutte le misure atte a garantire la tutela della salute del personale".
In attesa che ciò avvenga, ma non si sa quando, la direzione generale ha pensato bene, non di chiudere la predetta sede, ma di consentire "l'uscita anticipata del personale nei giorni 2, 3 e ... se necessario (sic!) anche per oggi".
Da tale nota appare evidente che il 1° febbraio, giorno in cui si è manifestata la grave vicenda, nessun provvedimento precauzionale è stato adottato, nonostante il tempestivo allarme lanciato dall'RLS di sede. Non solo. Nei giorni successivi, pur in assenza di una adeguata certificazione di agibilità della sede, è stato consentito l'accesso agli uffici al personale.
Eppure, la relazione del tecnico della Bios Servizi, dopo il sopralluogo effettuato giovedì 3 febbraio, ben due giorni dopo l'incidente, non sembra lasciare adito a dubbi: "tali sostanze sono tossiche per inalazione ed assorbite dall'apparato visivo con grave disturbo". Lo stesso tecnico suggeriva "di allontanare il personale dai luoghi inquinati per il tempo necessario a purificare l'ambiente". Con ciò confermando la gravità della situazione. Gravità che l'amministrazione sembra continuare a non cogliere.
L'episodio, che richiede l'accertamento di precise responsabilità, mette ancora una volta a nudo non solo le carenze dell'Istat in materia di sicurezza della salute dei lavoratori ma anche quelle immobiliari, che con la gestione del presidente Giovannini, iniziata ad agosto 2009, sembrano essersi aggravate, a causa dell'accantonamento del progetto della sede unica, che avrebbe eliminato l'annosa, antieconomica e dispersiva disseminazione di più sedi dell'ente nella capitale.
La recente acquisizione della sede di viale dell'Oceano Pacifico, da molti mesi in attesa di essere ristrutturata per ospitare il personale della sede di via Ravà, rappresenta una ulteriore toppa peggiore del buco.
Come se non bastasse, dopo aver vanificato l'ultilizzo di ingenti risorse per l'acquisizione del terreno di Pietralata, sul quale sarebbe dovuta sorgere la nuova sede, l'Istituto di statistica si appresta ad acquisire in locazione anche lo stabile di piazza Indipendenza, fino a qualche settimana fa sede dell'Isae.