di Biancamaria Gentili
La tanto decantata trasparenza, che caratterizzerebbe l’attività dell’Istat, rischia di essere seriamente offuscata dalle modalità che il 21 settembre del 2010 portarono il cda dell’ente, presieduto da Enrico Giovannini, alla nomina per 18 mesi rinnovabili, di Giovanna Bellitti a direttore centrale degli affari giuridici e legali.
Della vicenda ebbe a occuparsi Il Foglietto con l'articolo del 22 settembre 2010. Ora, a distanza di alcuni mesi, la vicenda è finita in Tribunale.
Il 21 giugno prossimo, infatti, la sezione lavoro del Tribunale della capitale dovrà pronunciarsi su un ricorso presentato da Roberto Tomei, dirigente tecnologo dell’Istituto di statistica, che, assistito dall’avvocato cassazionista Enrica Isidori, contesta in toto la procedura di “scelta” adottata dall’ente di via Balbo.
La storia presenta molte analogie con quella raccontata dal Foglietto il 5 aprile scorso, con un articolo dal titolo “Nomina di Preti al Cnr, è tutto da rifare, una nuova tegola sulla testa di Maiani”.
Se nel caso del Cnr, conclusosi in primo grado con l’annullamento della nomina, siccome richiesto dal ricorrente Sandro Valli, a determinare la bocciatura della procedura è stata solo la mancata fissazione dei criteri di scelta, per l’Istat, invece, Tomei denuncia addirittura che “nessuna forma di pubblicità, né all'esterno dell'ente né all'interno, è stata data alla necessità da parte dell'Istat di conferire l'incarico”, per cui, pur essendo lo stesso Tomei “in possesso di tutte le qualità necessarie per l'assolvimento dell'incarico dirigenziale di livello generale di direttore per gli affari Istituzionali, giuridici e legali, come emerge agevolmente dal contenuto del proprio curriculum vitae, non è stato messo in condizione né di conoscere la volontà dell'Istat di conferire l'incarico né tantomeno di fornire la propria disponibilità al riguardo”.
Ma per Tomei l’Istat ha totalmente ignorato anche le "Regole per l'affidamento degli incarichi dirigenziali", dettate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con direttiva n. 10/2007, secondo le quali per il conferimento di incarichi dirigenziali occorre preventivamente "individuare strumenti per realizzare un'adeguata pubblicità relativamente ai posti di funzione vacanti, dando la possibilità di candidarsi ai dirigenti che, in possesso dei requisiti necessari, ritengono di avere la professionalità idonea allo svolgimento del relativo incarico" e ciò "al fine di un'adeguata ponderazione per individuare il dirigente … che abbia le caratteristiche più rispondenti e la professionalità più idonea allo svolgimento dell'incarico".
L'Istat - evidenzia il ricorso - ha, invece, operato alla chetichella e ad libitum.