di Alex Malaspina
Secondo una nota di giovedì scorso del commissario straordinario del Cra, Domenico Sudano, il direttore generale dell'ente, Giovanni Lo Piparo, avrebbe concluso il suo mandato e per questo gli ha rivolto "i più sentiti ringraziamenti per l'impegno, la tenacia e la professionalità dimostrati in questi anni di attività affidati alla sua attenta guida e direzione".
A stretto giro, Sudano è stato sconfessato, dal momento che Lo Piparo ha diffuso una contronota con la quale, premesso che intende assolvere il suo mandato fino alla naturale conclusione e cioè il 30 novembre 2011, ha precisato testualmente: "In considerazione che ho usufruito interamente del periodo di ferie spettantemi tranne un giorno, sarò presente in servizio, esercitando le funzioni datemi dalla legge fino al 29 novembre".
La nota si conclude con un solenne avvertimento: "Poi, ognuno, si assuma le sue responsabilità!!". In via Nazionale, dunque, tutto si respira tranne quel clima di coesione auspicato dal Presidente della Repubblica. Per la verità, con stretto riferimento al Cra, non possiamo che dire nihil sub sole novi.
Infatti, Giovanni Lo Piparo, già a capo dell'Ispettorato Centrale per il Controllo della Qualità dei Prodotti Agroalimentari del ministero delle Politiche agricole, approdato al vertice della direzione generale del Cra il 3 dicembre del 2007, per più di tre anni ha vissuto una difficile coabitazione con il precedente presidente Romualdo Coviello che, come molti ricorderanno, fu sostituito, per mano del ministro Giancarlo Galan, con il commissario Paolo Cescon, a sua volta giubilato dall'ultimo ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, che di recente ha insediato Domenico Sudano - per inciso - segretario provinciale del partito che fa capo allo stesso Romano.
Eppure la "sicilianità", comune a Sudano (di Catania) e Lo Piparo (di Bagheria), avrebbe dovuto favorire tra i due un dialogo intenso e fattivo. Macché.
Difficile comprendere le ragioni per le quali Sudano non ha atteso che il mandato di Lo Piparo giungesse alla sua naturale scadenza. In fondo, mancavano poco più di due settimane.
Si può solo avanzare qualche ipotesi. In effetti, con l'imminente varo del nuovo governo, il ministro Romano ha poche chance di mantenere il posto, con la conseguenza che potrebbe saltare anche Sudano, come peraltro avvenuto con il suo predecessore. Per cui la nomina del nuovo direttore generale andrebbe fatta molto speditamente e il 1° dicembre potrebbe essere troppo tardi.