di Flavia Scotti
Cresce il malcontento tra il personale dell’Istat. Al suo interno sono operativi ben sei comitati, costituiti da numerosi dipendenti che contestano, a vario titolo, l’operato dell’ente presieduto da Giovannini, e diretto da Fontanarosa.
Si va dal Comitato Precari a quello dei sottoinquadrati; dal Comitato per lo scorrimento delle graduatorie ex art. 15 a quello per lo scorrimento delle graduatorie ex art. 54, da quello degli idonei ai concorsi pubblici a quello per l’applicazione dell’art. 17.
A questi vanno aggiunti i tanti che uti singuli manifestano insoddisfazione, anche con azioni legali. Ma nei giorni scorsi si è profilata l’eventualità della nascita di un nuovo comitato che potrebbe togliere il sonno agli amministratori dell’ente.
A scendere sul piede di guerra con una lettera sono stati niente di meno che i tecnologi della Direzione generale dell’ente. Di fatto, si tratta di personale rigorosamente con funzioni amministrative al quale il recente decreto di riordino dell’ente (n. 166/2010) sta creando non pochi problemi sotto il profilo dello sviluppo professionale.
Costoro, circa un trentina, da anni azionano quotidianamente le leve dell’amministrazione, rappresentandone il braccio operativo.
Ora minacciano azioni giudiziarie e, addirittura, di “dimettersi dalla funzione di responsabilità degli uffici e, conseguentemente, richiedere il trasferimento ai Dipartimenti tecnici”.
Di sicuro v’è che cinque dirigenti tecnologi, attuali capi servizio, hanno disertato una procedura concorsuale per dirigente amministrativo di II fascia, che - se superata - li avrebbe penalizzati sul piano giuridico e economico.
Chi era convinto che la nuova gestione avrebbe realizzato all'Istat una sorta di tempio del benessere e della felicità è rimasto profondamente deluso.
La cura Giovannini si è rivelata peggiore del male. In concreto, servono provvedimenti mirati, volti a riconoscere i diritti del personale, senza per questo creare aggravi di spesa.