di Flavia Scotti
Dal 1° gennaio prossimo, Giovanni Fontanarosa, 60 anni, non sarà più il direttore generale dell’Istat, per dimissioni e collocamento in quiescenza.
Dopo Giovanni Lo Piparo, che il 30 novembre ha lasciato il Cra, un altro ente di ricerca perde il numero due.
Fontanarosa, dopo aver ricoperto l’incarico ad interim dal 1° aprile 2009 al 28 febbraio 2011, all’esito di di un avviso pubblico, il 1° marzo scorso si era accomodato pleno iure sull’importante poltrona di via Balbo. Doveva restarci fino alla scadenza del mandato del presidente Giovannini, vale a dire fino a luglio 2013.
Ma, forse, il terremoto causato dall’iniquo decreto Monti in materia pensionistica deve avergli suggerito di abbandonare anzitempo l’incarico, per il quale ha percepito un compenso annuale di 195 mila euro, sicuramente inferiore a quello di Lo Piparo (270 mila).
Giovannini non ha perso tempo e ha già diramato un altro avviso pubblico, finalizzato alla scelta del nuovo dg. Sta di fatto che, dall’inizio della gestione Giovannini, ad abbandonare prima della scadenza la carica di direttore sono stati in quattro, due dei quali, addirittura dopo circa un anno.
Una situazione inedita per l’Istat, che dovrebbe sconsigliare, per il futuro, di scegliere candidati prossimi alla pensione. In caso contrario, i direttori sarebbero una sorta di colonnelli promossi generali. Alla vigilia della quiescenza.