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Venerdì, 05 Lug 2024

Comunicato Usi-Ricerca

Il presidente dell’Istat, nell’imminenza delle festività, ha voluto formulare i tradizionali auguri al personale dell’ente che, però, per poterli “individuare” (si tratta delle ultime due righe e mezza) deve prima leggersi una chilometrica prolusione di oltre 25 mila battute, in buona parte tratta dal Programma annuale delle attività 2012 dell'ente.

Ancora una volta Giovannini, senza mai rinunciare ad elencare dettagliatamente gli innumerevoli Comitati ad hoc istituiti nel corso del 2011 (peraltro presenti sulla Intranet), da un lato esalta i risultati che l’ente avrebbe conseguito in campo interno e internazionale e dall’altro si lamenta per l’insufficienza delle risorse che l’erario eroga all’Istituto, senza peraltro nulla dire in merito al contributo spettante all’Istat per la parziale incorporazione dell’Isae, di cui ha ereditato le funzioni.

Per quanti non seguono l’informazione diffusa dall’Usi tramite Il Foglietto della Ricerca, l’unica novità che emerge dalle lettura dell’interminabile documento è la decisione assunta dal Consiglio nella seduta dello scorso 15 dicembre “di sospendere il progetto di costruzione della sede di Pietralata” che, come noto, avrebbe permesso la realizzazione della sede unica.

Una decisione annunciata proprio dal Foglietto, e non da altri, lo scorso 28 giugno con l’articolo dal titolo “L’Istat sta per abbandonare il progetto Pietralata”.

La decisione è davvero sconcertante e contraddice la politica che l’amministrazione ha portato avanti, con l’avallo degli organi di controllo, nell’ultimo quinquennio, impegnando importanti risorse, anche con l’accesso, a condizioni vantaggiosissime, a un mutuo di 99 milioni di euro (mai utilizzato e lasciato scadere), che avrebbe permesso la realizzazione del progetto.

Ma la storia, per l’Usi, è tutt’altro che “sospesa” e sarà presto oggetto di un dettagliato approfondimento che verrà sottoposto anche all’attenzione del Parlamento.

Nel frattempo l’Istat non interrompe l’attività immobiliare, atteso che nel 2012 sono previste sì dismissioni di alcune sedi, ma anche l’acquisizione, in locazione, di altre, verosimilmente in via Tuscolana nel noto complesso immobiliare edificato negli anni ’80 per ospitare esposizione e vendita di mobili e arredi.  Una soluzione destinata a sconvolgere la vita di alcune centinaia di colleghi che oggi lavorano nel polo centrale e che saranno costretti a trasferirsi quotidianamente in periferia.

Se proprio si deve fare un bilancio non si può dimenticare che nel corso del 2011 è stato completato il disegno organizzativo dell’Istituto, con la creazione di nuove posizioni di vertice che hanno generato un aggravio di oltre 500mila euro annui, senza tralasciare poi il costo di taluni direttori ai quali è stato consentito l’esonero senza prima dimettersi dalla carica.

E che dire poi di due nomine di vertice (direttore generale e direttore amministrativo) disposte dal Presidente tra la fine del 2010 e l’inizio 2011 che ora occorre ripetere perché entrambi, dopo pochi mesi, hanno scelto la via della dorata pensione.

Ben altra sorte viene invece riservata ai lavoratori a tempo determinato ai quali toccherà aspettare almeno altri tre anni prima di vedere concretizzare la possibilità di applicare la norma che prevede l’assunzione in ruolo o ai vincitori ai concorsi per 115 posti cter di VI livello, che dovranno attendere per l’assunzione; senza dimenticare, poi, il resto del personale di ruolo al quale sono offerte poche (se non nulle) opportunità di crescita professionale. Tutto questo, perché l’amministrazione preferisce utilizzare gli (scarsi) fondi disponibili per espletare concorsi per dirigenti amministrativi ai quali, peraltro, il personale interno in gran parte ha dato forfait, preferendo conservare lo status di dirigente tecnologo per non subire penalizzazioni economiche.

La scarsa attenzione dell’amministrazione nei confronti del personale è testimoniata anche dalla mancata erogazione delle economie sul salario accessorio e dei rimborsi per spese mediche e benefici assistenziali, mentre, da parte sua, il presidente "esulta" per l’assenso delle organizzazioni sindacali (quali? non certo l''Usi) all’introduzione di una nuova indennità per la direzione di progetti di innovazione.

L’anno 2011 ha segnato anche lo “smantellamento” delle strutture territoriali dell’Istat che, anziché essere potenziate nell’ottica di un decentramento concreto di funzioni, sono state in parte accorpate e quindi depotenziate.

Una situazione, quella dell’Istat, sia attuale che in prospettiva, tutt’altro che rosea e che solo un inguaribile ottimista può, seppur lontanamente, paragonare alla Banca d’Italia, non fosse altro che per l’abissale divario tra gli stipendi erogati al personale nelle due istituzioni.

Ma forse il presidente Giovannini oltre a sognare un nuovo assetto della statistica europea, con un ridimensionamento del ruolo degli istituti nazionali (Istat compreso), sogna anche di veder riconosciuto al presidente dell’ente di via Balbo lo status di Governatore, visto che egli definisce “l’assetto organizzativo dell’Istituto estremamente simile a quello della Banca d’Italia”.

 

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